Alcuni dei miei più costanti lettori dopo la sconfitta di Recanati, mi hanno chiesto chi telefonicamente altri a voce di “esternare” la mia opinione sui due punti lasciati nelle Marche.
Senza nessuna presunzione ma dall’attenta analisi dei dati, ritengo di poter affermare che coach Dalmasson spesso merita vittoria, a confronto di quintetti anche più qualificati, per le sue intuizioni e creazioni motivate da una più che appropriata ruotazione dei giocatori a sua disposizione, se capita spesso non è detto che deve avvenire sempre.
A Recanati qualche rotazione si è palesata inferiore alle sia pur minime aspettative: Pipitone, Landi, Canavesi e Zahariev in particolare.
Oltre alle alchimie tattiche del coach i cestisti triestini hanno come caratteristica tecnica l’esecuzione del tiro da tre punti, propiziato da una veloce esecuzione nel far girare la palla. Quando però la percentuale, come nell’ultima gara, scende al minimo appena 4 su 24, anche se l’avversario di turno dai 6,75 metri realizza un misero 6 su 18, le conseguenze per lo score finale sono funeste. Inoltre se in fase di attacco i “lunghi” riescono a far loro ben pochi rimbalzi la lotta diviene inpari.
In quel di Recanati i rimbalzi catturati da Parks e gli altri sono stati appena 29 in totale, cioè nelle azioni sia di difesa che nelle manovre in fase di attacco.
Fortunatamente spesso, in special modo nelle partite su parquet di casa, le ruotazioni, le percentuali, la continuità e la determinazione sono superiori a quelle viste a Recanati, sarebbe terribile se così non fosse.
E’ fuori ogni ragionevole dubbio che a meno di una serie di miracoli la Pallacanestro Trieste non può ambire all’unico posto tra i due gironi della serie A2 che riporterebbe Trieste nella massima serie, conviene però dare il massimo dei massimi iniziando dal prossimo turno quando al Palarubini giungeranno i players di Matera che con Recanati occupano l’ultimo posto in classifica con soli due punti.
Il mondo del basket nazionale ha avuto delle significative, nonchè auspicate novità, il coach della più forte rappresentativa azzurra Simone Pianigiani ha dato le dimissioni dalla funzione di head coach. La situazione permane però “all’italiana” il dimissionario coach rimane, riteniamo noi, sul libro paga della generosa Federazione italiana pallacanestro in quanto svolgerà funzione di supervisore di tutte le selezioni azzurre.
L’ambiente nazionale del balon canestro si aspettava che il presidente Giovanni Petrucci seguisse le orme del suo coach, infatti la più forte selezione azzurra di tutti i tempi non ha ottenuto alcun risultato pregevole, gli unici due responsabili erano e sono il coach e il presidente, il primo ha parzialmente abbandonato il suo ruolo, il secondo non mostra al momento segni di lasciare a qualche altro l’importante e ben remunerato incarico.
Attila Frizzo