Accompagno Fabio a Gemona da Fabrizio Bassini, il grande ortopedico che ancora una volta ha rimesso in piedi il nostro play – guardia solo con una infiltrazione e lo mantiene in forma con periodici controlli, risparmiandogli quell’intervento al quale Fabio era generosamente pronto pur di ritornare in campo a fare il suo. Quel prezioso suo che a Conegliano ha fatto la differenza, sommandosi alla buona prova di tutti.
“Non ce la facevo più – sbotta Fabio – meglio quest’anno dell’infortunio dello scorso anno. Misteriosa e rarissima forma di strappo plantare che mi impediva di correre e saltare; almeno il crociato so cos’è. Certo il ginocchio già operato, qualche margine di rischio c’era. E’ finita nel modo migliore: quando Bassin ha sciolto la riserva, non solo il mio volto ma pure quelli del coach e di Alberto Sandrini parlavano da soli: scampato pericolo, ma un’altra Arzignano non la avrei retta. Ho sofferto come e più dei compagni in campo. Ho visto tutto l’incontro in piedi per cercare di dare almeno così la forza ai compagni in visibile difficoltà. La stessa forza che loro hanno dato a me in queste settimane di convalescenza e forzato riposo anche se mi sono tenuto in forma senza mai saltare un allenamento.
I compagni in palestra e in spogliatoio, telefonandomi ogni giorno, mi hanno incoraggiato e aiutato a vedere l’uscita dal tunnel. Il nostro è un gruppo che poggia molto sul cemento che siamo tutti riusciti a costruirci attorno come giocatori ì, come persone, tra di noi e con le nostre famiglie. Non c’è evento anche privato di ciascuno di noi che non diventi evento di tutti, siamo contagiosi. E’ molto bello il clima che si è creato anche con il gruppo di cestisti che ha smesso di giocare o milita altrove.
Le periodiche comparsate di Massimo Moretti, Andrea Confente, Giovanni Andreotti per fare solo alcuni nomi ma se ne potrebbero fare molti altri, stanno lì a dirlo e confermarlo.
La vittoria di Conegliano conta tantissimo, ci siamo tolti la scimmia dalla spalla. Venivamo da una vittoria, quella in casa con Spilimbergo e da due sconfitte: Monfalcone e Arzignano. Abbiamo sottovalutato gli avversari, errore che non bisogna mai fare in un campionato così difficile e competitivo, atletico e forte, duro. Dove puoi vincere ma anche perdere contro chiunque: L’andamento strano della classifica lo dice con grande evidenza. Non dobbiamo mai dimenticare che siamo una squadra neopromossa, per cui realismo, concretezza, umiltà sono requisiti necessari come peraltro l’ambizione e una giusta dose di autostima.
Inutile nascondersi, la nostra è una squadra che può e deve puntare ai play off. Poi tutto ciò che viene in più va bene e preso, ma sotto i play off e meno di una posizione di alta classifica vorrebbe dire che non abbiamo fatto il nostro. Se siamo primi nonostante le due disavventure, vuol dire che il play c’è e che la sperimentazione funziona. E che i nuovi arrivati, giovani e meno, si sono inseriti con successo.
I veterani il loro continuano a farlo, ammiro moltissimo l’intensità, che è molto di più di semplice intensità è quasi una filosofia di gioco, difensiva di Vidani. Sul carisma di “Klaus” Munini e “Fede” Vidani non serve sprecare parole che sarebbero insufficienti e inadeguate. Ora lo Jadran, sabato 14; avversari sempre tosti e rognosi, nonostante la pesante perdita di Batich, che conta molto, ma non a caso hanno già dimostrato di sapere e poter fare la partita e incassare il successo anche senza di lui. Mai dimenticarsi che, al di là e oltre le chiacchiere sul gioco sloveno, questa è una squadra che viene da una categoria superiore”.