Il giorno dopo la partita contro Chieti, abbiamo rivolto alcune domande al Presidente del Basket Brescia Leonessa, Graziella Bragaglio. Ma prima di tutto il numero uno del nostro sodalizio ha voluto sottolineare alcuni concetti in questa premessa:
“Vorrei esprimere le mie sensazioni in merito a quanto ho visto, letto e sentito prima, durante e dopo la partita di domenica contro Chieti. Innanzitutto, mi preme ricordare e sottolineare quanto sia complicato fare impresa oggi: se poi parliamo di un’impresa sportiva è mille volte più difficile. Perché bisogna tener conto della soddisfazione delle esigenze degli equilibri interni (gestione del gruppo, delle risorse, degli sponsor, degli impianti) e di quelli esterni (gestione della stampa, del pubblico, dei tifosi, dei simpatizzanti, dei gruppi organizzati, degli addetti ai lavori). Un lavoro difficilissimo, che si può portare avanti solo con grande rispetto per tutte le aree, un rispetto che la Società ha sempre cercato di adottare. Tutto questo in una città dove il basket è ricomparso dopo 19 anni e 6 mesi, visto che da luglio 2009 questa proprietà ha, in un momento che possiamo definire “di pazzia”, riportato la pallacanestro ad altissimi livelli a Brescia e ha fatto ripartire un movimento in tutta la Provincia con un entusiasmo che non si respirava da 20 anni. Il settore giovanile ha tutte le squadre ai primi posti delle classifiche, con formazioni imbattute dall’inizio del campionato: le nostre squadre sono dislocate in tutta la città, senza un punto fermo di riferimento per i nostri ragazzi, con gli allenatori costretti ad andare da una palestra all’altra per far crescere il movimento. Abbiamo portato al San Filippo quasi 3.000 simpatizzanti e stiamo lottando per avere una casa tutta nostra. Alla luce di quanto esposto, la nostra “impresa” può contare su qualcosa come quattromila “soci” tra società, giocatori, staff, settore giovanile, genitori, pubblico, sponsor, stampa e tutta la pubblica amministrazione. È normale che qualche diversità di vedute ci possa stare nella gestione dell’attività quotidiana, ma ognuna di queste componenti ha il dovere di rispettare l’operato delle altre parti, in tutte le sue sfaccettature. Il Basket Brescia Leonessa esige quindi rispetto da parte di tutti e per tutti, il che vuol dire anche per il lavoro dell’addetto alla musica o per il proprio vicino di posto, perché portare avanti tutto questo richiede, ogni giorno, fatica e abnegazione”.
Presidente, partiamo da un tuo commento sulla prestazione di domenica: come la definiresti?
“La definiamo una prestazione negativa sia in termini di qualità sia di risultato, ma tutti e due gli aspetti sono una conseguenza naturale l’uno dell’altro”.
Sicuramente la Leonessa non è nel momento migliore della sua stagione: ma pensi si tratti di un calo fisiologico? Uno di quelli che può capitare durante un campionato condotto, per giunta, quasi sempre in vetta alla classifica…
“La cattiva prestazione di domenica ha molteplici origini: sicuramente abbiamo avuto nelle ultime quattro settimane un calo importante che pensavamo di poter colmare con la pausa di domenica scorsa ma evidentemente ci vorrà qualcosa in più. Ad ogni modo, crediamo che questo momento di calo, in questa fase della stagione, possa essere assolutamente fisiologico”.
Cosa ti senti di dire a quei tifosi che alla fine del match hanno fischiato o contestato la squadra?
“Premesso che non tutti i tifosi si sono resi protagonisti di questo episodio, non ci è piaciuto affatto. Al di là della consapevolezza di aver fatto una prestazione non all’altezza, è sembrato l’atteggiamento di chi non aspettava altro. La nostra sensazione è stata quindi negativa, perché se da un lato comprendiamo il dispiacere per la sconfitta, dall’altro pensiamo che bisognerebbe sempre incoraggiare una squadra che fino ad oggi è stata prima in classifica”.
Siamo curiosi di sapere come hai reagito quando hai letto i commenti lunedì mattina…
“Ci sono alcune analisi da fare: per primo, le aspettative sono una cosa normale nel mondo in cui viviamo ma essere obiettivi è ciò che fa la vera differenza. Per questo vorremmo dare a tutti una notizia: non siamo una squadra “ammazza campionato”, ma siamo una buona squadra con pregi e difetti e come tale non siamo e non saremo mai perfetti. Seconda cosa: vogliamo garantire che ognuno dei nostri ragazzi ci metterà il massimo dell’impegno per migliorare nelle cose che fino ad oggi non siamo riusciti a fare bene o con continuità. Terza cosa, la più importante: questa è la nostra squadra, è la migliore che potevamo sperare di avere e la difenderemo fino all’ultimo respiro. Ambire alla serie A non vuol dire solo avere una squadra che dimostra di valere la serie A, ma avere anche la capacità di sostenerla e difenderla perché la si considera un patrimonio da tutelare. Significa essere pubblico di serie A perché si è consapevoli che più siamo ad esserne convinti più saremo pronti ad affrontare le difficoltà. Significa essere organi d’informazione che, pur conservando lo spirito critico, difendono il patrimonio sportivo di una città da cui la pallacanestro di alto livello mancava da quasi vent’anni”.
Alcuni giocatori hanno espresso il proprio dissenso a quello che possiamo definire un clima di “disfattismo”: cosa ti senti di dire a riguardo?
“Noi siamo con la squadra perché è l’unico patrimonio che possiamo valorizzare, e quando parliamo di squadra includiamo Coach e Staff Tecnico. Cominciamo a pensare che questa Società proteggerà ognuno di loro perché è questo lo spirito con cui otterremo i risultati che tutti noi speriamo”.
Qualcuno parla addirittura di preoccupazione in vista della partita di Treviso: tu come la vedi? Confidi in una reazione importante della squadra?
“Domenica andremo a giocarci la nostra partita a Treviso: arriveremo lì senza i favori del pronostico ma con la certezza che daremo battaglia su ogni pallone e con l’obiettivo di essere prima di tutto aggressivi in ogni parte del campo. Sarà una partita dura e difficile, ma dobbiamo acquisire la convinzione che possiamo e dobbiamo giocarcela”.
Se invece guardiamo più in là, ovvero a quando ci si giocherà tutto nei playoff, che sensazioni hai?
“I playoff sono ancora lontani. Abbiamo impegni imminenti che preparano ai playoff ma dobbiamo prepararci tutti insieme: società, squadra, tifosi e tutti gli altri, per giocarci fino in fondo le nostre chance per la Serie A. Qualora non fosse possibile, ci auguriamo di trovare attorno a noi gente che sia convinta che la strada giusta per arrivarci non è quella che si è vissuta ieri. Una cosa è certa: noi ci saremo fino alla fine con grande sacrificio, senza ansie e perché siamo consapevoli che occorre molta pazienza per impararla davvero”.