Si, possiamo dirlo anche a giugno senza correre il pericolo di “scottarci”: abbiamo la Nazionale più talentuosa di sempre, quella più incazzata di sempre (vedi i giocatori nella NBA), quella più convinta di sempre (vedi gli “emigrati” vincenti come Datome, Hackett, Melli), con l’allenatore più credibile di sempre.
Basta per andare a Rio? Ovviamente no, nemmeno dopo le prime scintillanti prestazioni alla Trentino Cup. Chi dice, gonfiando il petto, che si vede la mano di Ettore Messina nella nuova espressione cestistica azzurra, non sbaglia ma rischia di sbilanciarsi per eccesso. Anche le versioni targate Pianigiani a questo punto erano macchine schiacciasassi, con velleità importanti e motivazioni a grappoli. Di certo c’è una fortissima impronta difensiva, elemento fondante del credo messiniano, profusa da TUTTI gli elementi del gruppo.
Temo però che, come spesso avviene sul fronte Nazionale, dove l’allenatore è prima selezionatore, quello che farà la differenza alla fine sarà la chimica del gruppo, la volontà di sacrificarsi assieme. Molto conterà anche dal punta di vista della personalità, ma non solo nel senso di prendersi tiri pesanti o effettuare le giocate decisive, bensì nella capacità di fare mezzo passo indietro per il bene della squadra, o, se necessario, proprio farsi da parte. Il “sacrificio” di Marco Belinelli agli ultimi europei ha innanzitutto portato gli azzurri al preolimpico, ma anche vittorie di prestigio contro Spagna e Germania. Ecco quindi che se altri si adopereranno per la causa, tutto diventerà più facile. Di chi parlo? Dei soliti noti…dal “Mago” Bargnani, per cui la chiave sarà abbinare la “cattiveria” cestistica alla fase difensiva, passando per Alessandro Gentile, inculcando il concetto che non sarà né il primo, né il secondo, né il terzo terminale offensivo…sino a vendere l’anima al diavolo per trovare un giocatore che possa trasformarsi in un playmaker credibile (Belinelli?).
Tutto quanto sopra descritto ha un’avvertenza sul foglietto introduttivo: può avere risposta solo ed unicamente dal giorno della palla a due della prima sfida preolimpica. Eh si, oggi non ci sono le condizioni psicologiche, quelle di completezza d’organico e avversarie per definire nulla in proiezione futura; troppe estati ad illudere, troppe singole (e impercettibili) variabili affioranti nel momento che conta, si tratta solo di scandire i giorni che mancano alle battaglie torinesi, augurando buon lavoro a Ettore Messina e al suo staff.
Di certo le due vittorie roboanti in Trentino sono il miglior modo di tornare in palestra.
Raffaele Baldini (www.cinquealto.com)