A distanza di chilometri, con analoghe motivazioni, Pesaro e Avellino esternano la delusione per alcune scelte non comprese del tutto:
Ario Costa: “Milano aveva offerto a Lacey un triennale: il primo anno avrebbe giocato da noi, i prossimi due all’Olimpia, con la possibilità di partecipare all’Euro-lega e incrementare il suo stipendio. Sembravamo davvero vicini, ma poi ha rifiutato dicendo che preferisce essere libero e decidere di anno in anno il suo futuro. Onestamente siamo rimasti spiazzati, anche perché a Sassari non prenderà molto più di quello che avrebbe preso da noi. Rispetto la sua scelta ma non la capisco. Mentre sono un po’ deluso da Tau: lo avevamo rimesso in pista portandolo via da una situazione dove non si trovava bene, qui invece stava da re e speravo in un po’ di riconoscenza”
Da Avellino l’articolo della redazione di sportavellino.it
Idolo? Traditore? Nessuna delle due. Come nel calcio anche il basket è fatto di storie di amore e odio. Riccardo ha scelto la strada degli euro. Ha messo da parte il cuore dei tifosi e del DelMauro per strappare un triennale alla rivale della semifinale playoff. Non ha capito nulla Riccardo. Non ha capito nulla della piazza e non ha capito nulla di De Cesare. Si è seduto al tavolo con un patron che giocava a carte scoperte e senza punto in mano. Ha bleffato, ha portato a casa il piatto ma non ha vinto la partita. La Scandone di quest’anno si è portata a casa i complimenti della critica. I complimenti dell’Europa intera. A differenza di altri anni De Cesare ha anticipato i tempi del mercato ha dato carta bianca ad Alberani. Ha anticipato rinnovi di contratto, ha alzato persino il budget. E ha convinto Ragland a restare. Lo ha proposto anche al “Nazionale” che per qualche euro in più ha scelto Reggio Emilia. Una decisione, per utilizzare un termine alla Cervi, alla #parupesce. Si, proprio così. Una decisione di pancia e di tasca. Avrebbe potuto ottenere lo stesso trattamento da De Cesare utilizzando un gioco diverso. Un gioco leale. In bocca al lupo a Cervi senza rancori nè polemiche. Avellino farà a meno di lui, farà a meno della sua simpatia, del suo essere un campione giocherellone. Fa nulla. Nel basket come nel calcio la conferma che le bandiere non esistono più. Resta la maglia e l’amore che i tifosi portano per essa. Nulla di più.