Una partita importante. Una partita difficile: quel maledetto tarlo nella testa, che ti fa “rilassare” sapendo che non stai affrontando la Serbia o la Lituania. Questo l’avversario forse più temibile di questo pre-partita di Italia – Messico. La nazionale di Ettore Messina è molto vicina ad un primo, decisivo, traguardo del suo percorso: raggiungere la finale del Preolimpico. La parola alla palla a due.
Quintetto Italia: Hackett, Belinelli, Datome, Gallinacci, Bargnani
Quintetto Messico: Stoll ,Gutierrez, Cruz, Hernandez, Mata
I quarto
Italia con pazienza, Messico con i muscoli e la rapidità: punteggio basso, grande intensità e un sostanziale equilibrio dopo i primi 7 minuti di gioco. Bargnani potrebbe e dovrebbe sfruttare i mismatch a suo favore, ma finora soltanto Gallinari tenta di schiaffeggiare gli americani sul 16-10, quando mancano solo due minuti alla fine della prima frazione. Per quanto la difesa di Poeta e compagni non sia disattenta o deficiente, il nostro merito più evidente è una certa maturità nel guadagnare qualche – utile – fallo ingenuo, chiudendo i primi dieci giri di orologio in vantaggio sul 19-13. Bene l’apporto del secondo quintetto azzurro, che mantiene i due possessi di distanza.
II quarto
Messina ruota con sapienza i suoi uomini, trovando in Gentile un difensore grintoso, e nell’asse Hackett-Melli un grimaldello per “aprire” la scatola offensiva; in tutto questo però il Messico, già in bonus a 6.55, non molla la presa e resta a contatto. Tout irrompe sul campo con un atteggiamento da veterano, servendo uno splendido assist a Gentile, ma Cruz è/sembra inarrestabile, in doppia cifra con eccessiva facilità. A metà frazione, un’Italia affrettata conduce 29-23. Cruz è un martello pneumatico ed è nel contempo l’unico baluardo messicano in una squadra che lentamente si sta accartocciando su se stessa; nota di colore: dopo un evitabile tecnico nel primo quarto (e conseguente secondo fallo personale) e dopo un brevissimo battibecco con Messina, Belinelli non è più rientrato sul parquet. Si va al riposo su un “misero” +10 degli azzurri (38-28): ci vogliono più gocce per scavare definitivamente questa pietra.
III quarto
La sfuriata dell’assistente di Popovich è servita: Belinelli appicca il fuoco alla retina infilando cinque punti in fila e Italia a +15. Potremo spiccare il volo, ma ci sediamo troppo presto e gli avversari riacciuffano il -9 che prelude al timeout immediato del nostro capo allenatore. Black out che continua fino al momento in cui Melli riaccende la “luce” agonistica: è in questa fase che stavolta i pretoriani di Valdeolmillos sprecano occasioni preziose per stare sotto i dieci punti di scarto (51-41 a 2.10). Finalmente Italia! Un barlume di gioco e di gestione intelligente regala il +17 che arriva a pochi secondi dalla sirena di fine quarto (58-41). Melli leader incontrastato, da entrambi i lati del campo.
IV quarto
Il +19 che i nostri consolidano in questi primi minuti è l’evidente segnale dei limiti strutturali della nazionale nordamericana, troppo carente in svariati aspetti della loro pallacanestro: dai lunghi all’impostazione di gioco, dalla difesa alla mancanza di profondità della panchina. A 6.20 i padroni di casa allungano a +28: Messina si convince a far riposare qualche starter inserendo Poeta, Tonut e Cusin. “Garbage time” oramai ineluttabile, che viene messo a tacere dalla sirena conclusiva: l’Italia conquista l’attesissima finale contro la Croazia battendo il Messico per 79-54.
GB