In vista della prossima stagione l’assistant coach della prima squadra maschile Alberto Buffo parla di programmazione, settore giovanile e prima squadra maschile.
Coach Alberto Buffo è all’Umana Reyer dal settembre 2010, in orogranata ha contribuito alla crescita del settore giovanile maschile e al raggiungimento di importanti traguardi come 1 scudetto Under 18, 4 finali scudetto, 6 finali nazionali, 3 titoli regionali, 4 interzona, 1 torneo internazionale di Lissone e 2 partecipazioni all’Adidas Next Generation Tournament dell’Euroleague.
Sarà la tua seconda stagione come assistente della prima squadra maschile, vuoi raccontare la tua esperienza al debutto dell’anno scorso?
“È stata una grandissima esperienza sotto più punti di vista. Quello formativo in primis: ho avuto la possibilità di stare a contatto con uno staff tecnico di prim’ordine dal quale ho potuto imparare molto; ma ho anche potuto apprezzare dall’interno tutto il lavoro che viene svolto “dietro le quinte” dalle persone della società che non scendono fisicamente in campo ma che si adoperano quotidianamente per il raggiungimento del medesimo obiettivo sportivo: penso alle figure del presidente Federico Casarin e del dirigente della prima squadra e responsabile scouting Mauro Sartori, al lavoro che svolge lo staff medico, all’ufficio stampa fino a tutte le persone che operano con compiti meno appariscenti ma altrettanto importanti. E poi c’è stato l’aspetto emozionale: le sensazioni vissute grazie al raggiungimento della semifinale scudetto, in un clima di festa ed entusiasmo via via crescenti che si respiravano dentro al Taliercio rappresentano ricordi indelebili che ognuno di noi conserverà nel cuore”.
Tu che lavori quotidianamente anche con le giovanili dell’Umana Reyer, quali sono le differenze principali tra allenare i giovani e i “grandi”?
“La differenza sta negli obiettivi del lavoro che si va a svolgere: con i giovani è importante definire un programma di crescita tecnica e fisica individualizzato per ogni atleta; portarlo avanti con costanza e coerenza nel tempo supportando, anche mentalmente, il ragazzo soprattutto durante i periodi di difficoltà che si incontrano in questo percorso. Con i senior invece, credo che la bravura di un allenatore sia armonizzare e far coesistere in un sistema di gioco le varie abilità individuali, per far si che ognuno possa esprimerle al meglio in campo”.
Cosa c’è dietro la conquista degli importanti traguardi raggiunti con le squadre del settore giovanile in questi anni? Cosa si prova a vincere uno scudetto prestigioso come quello conquistato dall’Umana Reyer Under 18 quest’anno?
“Solo con il duro lavoro e i tanti sacrifici si raggiungono i risultati sperati. Nulla ti viene regalato, bisogna costruire tutto giorno dopo giorno con perseveranza e umiltà. Detto questo, lo scudetto resterà un ricordo indelebile dentro ognuno di noi, ma è già alle spalle: bisogna guardare avanti con la voglia e il desiderio di raggiungere nuovi traguardi e altri successi”.
Cosa ti aspetti dalla prossima stagione della prima squadra maschile, sia in campionato che in coppa?
“Mi aspetto che si riesca a lavorare al meglio togliendosi tante soddisfazioni sia in Italia che in Europa, possibilmente con qualche sfortuna in meno rispetto allo scorso anno, vedi i tanti infortuni cui abbiamo dovuto far fronte quasi quotidianamente; e che si ricrei prima possibile quel clima di entusiasmo e positività che si respirava nell’ultima parte di stagione e che è stato una spinta eccezionale per i giocatori”.
L’Umana Reyer rappresenta un progetto non solo sportivo che è cresciuto negli anni, quali sono, secondo te, i fattori che hanno permesso di fare sempre un passo in avanti in tutti i diversi settori della società?
“Credo che alla base di tutti questi successi ci siano due componenti: un progetto chiaro e ben definito nei tempi e nei modi, trasversale ai vari settori, al quale quale ognuno rapporta il proprio lavoro quotidiano; e poi c’è la passione e l’entusiasmo con cui ognuno nell’ambito delle sue competenze opera giorno dopo giorno concorrendo ad un risultato che non è solo sportivo, bensì sociale e culturale per tutto il territorio metropolitano”.