Udine in difficoltà, Trieste con certezze e il senso del derby sbiadito di Raffaele Baldini

Occhio alla preseason…

Allargo un po’ un concetto espresso qualche giorno fa: il precampionato è una sirena tentatrice (o un “babau” che non ti fa dormire di notte), depista e genera conclusioni affrettate. Se poi ci si mette un derby di mezzo…siamo fregati.

Fuori dai denti, Udine per la versione vista a Grado, non è un test attendibile per la categoria. Troppe ancora le cose da oliare, troppi gli uomini AL MOMENTO inadeguati e una stanchezza evidente dopo il tour de force del giorno prima con Agrigento che ha costretto gli uomini di Lardo a giocare ben oltre la mezzanotte. E’ bastato quindi il consueto e rodato sistema giuliano per far deragliare i friulani nel primo derby stagionale. In casa Apu la coppia americana potrebbe essere ben assortita, ma da un lato il positivo Laser deve garantire regia competente e almeno 15 punti ad allacciata di scarpe (visti i pochi terminali certi offensivi), dall’altro Delegal deve affinare diversi aspetti tecnici del gioco (la partenza senza incorrere nell’infrazione di “passi” per primo) e considerare compagni di squadra gli altri quattro con la sua stessa canotta che vagano sul parquet. Il reparto lunghi, pur considerando che non si vincono le partite con quello, fatica a racimolare pericolosità in area pitturata, con Cuccarolo più incline a far baruffa col mondo e meno ad attaccare con cattiveria il canestro e Zacchetti ancora fuori forma. Alcuni complementi faranno oggettivamente fatica in seconda serie, le uniche note liete sono l’utilità che potrà dare Castelli e la crescita del giovane Diop.

E Trieste?

Se qualcuno mi chiedesse delle istantanee immediate dal torneo di Grado, direi: l’ottima impressione su Javonte Green e la conoscenza cestistica di Alessandro Simioni. Il primo ha la stessa “fame” e lo stesso approccio al gioco di Jordan Parks; mai con il freno a mano tirato, sempre a tutta, considerando la fase difensiva come un ottimo motivo per recuperare dopo un tiro sbagliato o una palla persa. Una pantera, e, a detta dello stesso coach Dalmasson, un atleta clamoroso che oggi patisce i carichi della preparazione… alla faccia!

Il secondo, il giovane reyerino che ricorda vagamente Daniele Magro, in poco tempo ha convinto il sottoscritto che ha competenza in materia: passaggio a una mano dal palleggio, ottima meccanica di tiro e senso della posizione per prendere “sfondamenti” sono indicatori di un QI cestistico di livello.

Dei nuovi quello apparso più in difficoltà è stato Matteo Da Ros, ma nessun problema; il ragazzo deve ripulire uno spesso strato di frustrazione ereditato dall’esperienza veronese, credete, aspetto non trascurabile.

Ultima considerazione: se Jordan Parks mette con questa continuità  e incisività palla a terra… per le avversarie son dolori.

Resto un romantico, e il senso di far capire cosa è un derby?

Ricordo sempre Cesare Pancotto che, quanto prima, negli anno d’oro delle sfide con Udine in serie A, si prodigava per far capire agli americani il concetto di “derby”; operazione non semplice per l’estrazione sportiva d’oltreoceano, ma efficace visti poi i risultati ottenuti. Così ero convinto, ma ribadisco che sono un inguaribile romantico, che anche i tifosi della curva potessero instillare un primo “segnale” di questo tipo ai propri beniamini. C’era la festa della Triestina? Allora evidentemente il “sacro fuoco” della pallacanestro ancora non ha fiamme troppo alte, c’è ancora una “transumanza” di passioni che deve essere accettata. Idem dicasi per la società, presente nella serata conclusiva del Grado basket in esiguo numero (molto prossimo allo zero), mentre Luigi Brugnaro era puntuale e seduto sugli spalti. Ci sarà un motivo allora…

Raffaele Baldini (www.cinquealto.com)