Il derby dei poveri che ci aspetta di Walter Fuochi

Fonte: Repubblica.it a cura di Walter Fuochi
In attesa del doloroso Anno Primo  in cui Bologna non avrà uno straccio di bandiera nel massimo campionato, inedito storico che dovrebbe almeno un po’ raffreddare  i lodatori, sempre e comunque,  della reliquia di Basket City, si ritiene che nella prossima A2 la Fortitudo sarà protagonista, con declamate voglie di promozione,  e che la Virtus, volando silente  su un voluto basso profilo, non sia poi quel concerto di pianti  e stridor di denti che vorrebbe far credere e vorrà almeno infilare  il naso nei playoff.
Si va a tentoni, aspettando che il 2 ottobre scatti la maratona,  a meno di non conoscere tutte  le 32 squadre che, maledicendo  norme inique, si sbatteranno per un’unica promozione. Facendo  un giro tra addetti ai lavori, schizzano le quotazioni di Trapani,  Ferentino, Scafati e Casale ad Ovest, con una menzione per la ripartente  Siena, mentre ad Est tengono la pole nei pronostici Verona,  Treviso, Mantova e le due bolognesi, condannate al più povero  dei loro derby. Si scrive sull’acqua, incrociando dati labili:  molte squadre hanno pure preferito  sfidare in amichevole sorelle  del piano superiore, complicando  i raffronti.
Tra chi s’è misurata contro potenze  europee c’è la Fortitudo, che dunque non svela sorprese alla  casella delle vittorie, appena inaugurata dal successo su Piombino, regalata  pure la partita d’esordio, già stravinta, ai collegiali di Princeton.  Inducendo dal secondo posto  di pochi mesi fa, si conclude che la Effe, rinforzata con due pezzi di A1, Mancinelli e Ruzzier, sia pronta per l’ultimo gradino, al netto del cambio della coppia americana, la stagione scorsa funzionale ma fragile, soprattutto  in Flowers. Dei due che dovranno  quantomeno pareggiare quel fatturato, si dice di Roberts che, benchè non tiratore puro, abbia talenti per l’A1 e variegate capacità  realizzative; e di Knox che non sia appariscente, ma possegga  l’intero catalogo del pivot. Per il resto, c’è ancora tutto da capire, tra i fumi sulfurei della bottega  Boniciolli: nessun dubbio che l’organico sia più robusto d’un anno fa, ma non è detto che il prodotto  finale sia di garantito miglior  esito, perchè la sistemazione  delle gerarchie, in un ambiente  che ha moltiplicato aspettative  e ambizioni, potrebbe esser più laboriosa del previsto. La stagione  che fino a 40’ dalla fine aveva  issato a protagonisti se non eroi, di volta in volta, tutti gli interpreti  farà sì che ognuno reclamerà  spazi per ripetersi: regolare il traffico sarà altrettanto delicato  che ricreare le voglie di difesa  stroncante e distribuire le opzioni  offensive. Ma il gruppo è forte  e la casa incute notorie soggezioni.  Non trovar l’Aquila fra le prime sarebbe una sorpresa.
La Virtus ha inevitabilmente cambiato tutto, come ovvio dopo lo choc della retrocessione, compreso  ciò che non avrebbe voluto. Potendo, avrebbe trattenuto Michele  Vitali per farne un vessillo di lunga legislatura, un Brunamonti  da terzo millennio, epoca in cui però converrà scordare quegli usi, in uno sport in cui ridare  ogni estate le carte è un modo per consentire, con la frenetica circolazione di un personale sempre  più modesto, i piccoli margini  di cui saziare chi coi canestri ci campa. Tutta nuova dunque, e costata più di quel che doveva sembrare,  la Virtus ha vinto un torneo  a Cortina che è quantomeno un segnale di buon augurio. Hanno  quotazione alta i due stranieri,  anche se Lawson dovrà fugare il sospetto di giocare per le sue cifre,  ha peso il mix di uomini esperti, fra cui Rosselli pare aver personalità per ergersi a leader silenzioso, e imberbi prodotti del vivaio, sempre molto evocato e poco impiegato. La Vu nera fa centro, rigenerando gioco ed entusiasmi,  perchè i traguardi restano  lontani, se le due anime si fondono. E se le tante di più, fra società e Fondazione, trovano una lingua comune, capace pure di parlare a una platea avvilita, maltrattata e confusa da troppe ultime stagioni senza sorriso.