Fonte: Il Resto del Carlino a cura di Angelo Costa
Angelo Costa, da giornalista pungente, dice la sua sul nuovo corso della Legabasket intrapreso da Federico Zurleni:
Nel basket che verrà, lo spettatore non dovrà più scappare dal palasport prima della fine per paura del traffico e potrà persino farsi portare una coca cola ordinandola dal proprio posto tramite un sensore. E’ la visione che ci regala Federico Zurleni, nuovo direttore generale della Lega, manager abituato ad andar di fretta visto che ha attraversato vari ambienti sportivi in pochi anni, senza mai fermarsi troppo. Per interrompere la caduta libera dei canestri, più elegantemente chiamata «avvitamento verso il basso» (non male, come spot), il dg punta forte sul tifoso e lo mette al centro di ciò che lo slogan del campionato definisce ‘tutto un altro gioco’: chi l’ha concepito non deve essersi sforzato più di tanto, perché da anni in Italia il basket ha l’aria di esser diventato un altro gioco. All’appassionato, la Lega dell’era Zurleni, ribattezzata Lba perché non esiste il pericolo di confondersi con il basket americano, vuole avvicinarsi conforti dosi di social e iniziative innovative: ad esempio, una raccolta di fondi e di idee per migliorare l’ambiente in cui si gioca. Come dire: caro amico, è vero che già paghi (e nemmeno poco) biglietti e abbonamenti, ma puoi fare di meglio. In compenso, gli ha già tolto alcune gradite abitudini- la possibilità di vedere le partite in streaming, come succede in tutti gli altri sport, buttando nel pattume un progetto sul quale i club lavoravano (e investivano) da anni e sul quale altre leghe, come Spagna e Germania, puntano pesantemente; la guida al campionato, abolita nella sua tradizionale forma cartacea e delegata a quel web che, specialmente in serie A, è puntuale come quei treni regionali che risalgono la penisola.