Moretti: “Basket City, è ora di fare il salto”

Il coach di Varese a tutto tondo, con un'analisi sulla sua "ex" città Bologna, posto dove ha scelto di vivere in futuro.

Fonte: Il Corriere di Bologna, a cura di Enrico Schiavina

Trasferta a Treviso senza tifosi, ma soprattutto in stato di emergenza in campo: in dubbio Ruzzier, Mancinelli e Roberts. E’ cestisticamente un buon momento per Paolo Moretti, coach ed ex giocatore ben noto a Bologna. La sua Varese è partita benino e suo figlio Davide è partito ancora meglio, con la Treviso che domenica incrocia di nuovo la Fortitudo.

Moretti senior ha appena battuto Villeurbanne al debutto nella Basketball Champions League, di un punto con tripla sulla sirena dell’ex virtussino Kristian Kangur. «Tutto uscito dalla lavagna del coach! Scherzi a parte, un bel modo di cominciare la stagione europea, contro i campioni di Francia. Fare esperienza nelle coppe è importante se si vuole crescere».

Intanto Davide Moretti è sempre più una stella di A2. 15 punti e 8 assist contro Mantova, 17 con Trieste. «Sono ovviamente contento, ma più che per le cifre per il modo in cui sta in campo. Da allenatore dico che deve solo ringraziare Treviso e il suo allenatore per aver deciso di dare tanto spazio a un ragazzo così giovane. Certo promettente, ma pochi alla sua età hanno occasioni così». Davide ha 18 anni ma sta segnando più dei due americani, sembra il leader. «Credo sia un caso, Treviso è pensata per non dipendere da nessuno. Oggi tocca a lui, domani può essere Negri, Fantinelli, o gli americani. Davide è un ragazzo d’oro, che sa stare al suo posto». La prossima è con la Effe. «Una partita che vale due punti come tutte le altre. Poi sappiamo tutti quel che c’è dietro, la rivalità, eccetera, ma chi va in campo deve isolarsi da tutto questo».

Sorpreso della gran partenza della Virtus? «Non era per niente scontato. Però Bucci, Ramagli e il club hanno fatto scelte giuste, dimostrando voglia di crescere. Se metti questo in chiaro, la gente ti segue. Lo spirito è giusto, la squadra equilibrata, i giovani interessanti. Però il percorso è molto lungo». La Fortitudo? «I 4.800 abbonati non mi sorprendono. È una tifoseria unica in Italia, nel bene e nel male. Uno zoccolo così duro non ce l’ha nessuno. Sono avanti di un anno rispetto alla Virtus, in tutti i sensi». Il derby? «Il solo fatto che si giochi è importantissimo, ma non risolve tutti i problemi. Quelle due giornate saranno fantastiche e poi chissà, si potrebbero ritrovare nei playoff. Però ci vuole ben altro. La strada per riportare Bologna ai livelli di un tempo passa anche dal derby, ma non solo da quello». Le manca Bologna? «C’ero pochi giorni fa. Faccio outing: è la città che ho scelto per vivere, più avanti. Ho trovato una casa che mi piaceva, zona Mazzini, ci sto facendo dei lavori. È un progetto a lungo termine, ma la mia vita futura tornerà a ruotare su Bologna».

La Serie A per la prima volta senza Bologna sembra triste. Milano fa un campionato a parte? «A oggi Milano è irraggiungibile. E con tutti quei nomi di prestigio l’A2 non è mai stata così bella. Ma è pur sempre A2». Si discute molto sui divieti di trasferta. «Ero presente alla partita di Treviso all’origine a tutto: certe cose non devono succedere, le sanzioni sono giuste e necessarie. Poi prevenire va bene, ma impedire di vedere le partite a chi vuol godersi uno spettacolo in santa pace non ha senso. Credo ci siano altri metodi di prevenzione più efficaci».