Milano, Gentile adesso è un caso

A secco nei liberi e nelle triple in Europa, vive un momento tecnico delicato tra esternazioni e voglia di Nba. Il club milanese: «Frasi innocue».

Fonte: La Gazzetta dello Sport, a cura di Vincenzo di Schiavi

Nella nuova Milano arde, sotto traccia, il dilemma Alessandro Gentile. Dopo un incoraggiante avvio con Maccabi, Darussafaka e i primi 20 minuti al Pireo, l’epilogo con l’Olympiacos e la sfida col Real Madrid hanno mostrato lo scorcio meno invitante dell’ex capitano. Due punti contro i Reds nella ripresa, altrettanti con 1/4 al tiro e -4 di valutazione nella gara contro gli spagnoli.

Quattro punti in sessanta minuti: ritmo inusuale per un giocatore del suo livello. Le ultime due partite peraltro intervallate dalle dichiarazioni rilasciate, dopo il k.o. di Atene contro l’Olympiacos, al sito eurohoops sul casus belli dell’estate: «Ho detto che stavo riflettendo sull’idea di provare l’esperienza in Nba. Non mi sembra un crimine capite? Tutti vogliono giocare in Nba. Bene, evidentemente era un crimine. Ho pagato per questo e non sono più il capitano. Questa privazione comunque non sarà una motivazione in più. Non mi serve. Io non guardo a quello che succede fuori dal campo. Quando gioco, penso solo a vincere». Esternazioni e prestazioni foriere di nuovi mal di pancia? Stavolta non è così, anche perché, superate con qualche patema le tempeste estive, ora il problema pare soprattutto tecnico e psicologico più che ambientale.

A SECCO In quattro gare di Eurolega, Gentile non ha ancora segnato un tiro libero (0/6) e nemmeno una tripla (0/6). Saldo troppo anomalo per banalizzarlo in una mera regressione tecnica. Più credibile invece che Ale stenti come non mai a ritrovare la fiducia nei propri mezzi. Ecco perché, pure ieri, società e entourage del giocatore si sono incontrati per sgombrare il campo dagli equivoci del momento e dai rumors di mercato che già montavano da più parti su un possibile divorzio anticipato. La società ha ribadito con forza che Gentile non è sul mercato e mai lo sarà (il suo contratto scade nel 2018, anche se, come ogni estate, è prevista una finestra) e che rientra nel progetto senza tentennamenti. Ad aiutarlo a rendere al meglio dovranno pensarci poi Gentile stesso e lo staff tecnico in quel normale processo di costruzione che non può essere compiuto dopo soli due mesi.

E, come ha detto Repesa, il concetto non vale solo per lui ma anche per il resto della squadra: «Vorrei che Gentile fosse trattato come gli altri. Anche altri suoi compagni hanno avuto delle difficoltà contro il Real Madrid, perchè mi fate sempre domande su di lui?». Allentare il focus sull’ex capitano è dunque il primo passo per spingere Alessandro fuori dalle secche di un momento personale indubbiamente difficile e delicato. NBA Nemmeno la voglia di Nba, coltivata in estate, e ribadita a eurohoops: «Ho parlato con D’Antoni – ha rivelato Alessandro -. Ha detto che voleva allenarmi. Sapeva quanto mi interessasse l’idea di trasferirmi a Houston questa estate. Tutto sembrava deciso. Poi forse la franchigia ha cambiato idea. Comunque se non accadrà con Houston, spero che succeda da un’altra parte. È il mio sogno giocare là. Ho dimostrato di valere il più alto livello in Europa, quindi voglio fare il passo successivo. Ma prima voglio una stagione di successi a Milano. Poi vedremo quello che accadrà», sposta l’Olimpia dalle premesse estive.

Livio Proli lo ribadisce: Gentile non è un caso e non è in discussione: «Innanzitutto le ultime dichiarazioni mi sembrano totalmente innocue e prive di malizia. E poi non è il caso di parafrasare ogni sua parola. Gentile è un giocatore dell’Olimpia, non è in discussione e non abbiamo alcuna intenzione di privarci di lui. Fa parte, come tutti gli altri, di questo progetto. Ovviamente la squadra deve crescere, bisogna sistemare alcuni aspetti, ma siamo all’inizio della stagione e non vedo motivi per agitarsi. Anzi. Stiamo attraversando un buon periodo: siamo primi in campionato, mentre in Europa siamo stati sconfitti da due squadre di vertice. Insomma la squadra è in linea con i programmi, ma quel che più mi conforta è che tutti i giocatori possono inseguire margini di crescita dentro a quel concetto di squadra che stiamo sviluppando e che comincia ad attecchire. Questo è il tesoretto che non dobbiamo disperdere».