La consueta battaglia fisica, costante e su tutti i 28 metri di parquet, due squadre stremate arrivate al quarantesimo minuto e due allenatori altrettanto esausti. Alla fine vince la Fortitudo, per quelle consuete sfumature che fanno la differenza nel gioco della pallacanestro.
Arriva in sala stampa coach Eugenio Dalmasson, che giudica il momento dei suoi, fra un primo tempo buono a livello mentale e difensivo, e un secondo tempo non all’altezza: “la Fortitudo ha la capacità di giocare con la stessa intensità per quaranta minuti, non ha mai cali per rotazioni continue; viceversa appena noi abbiamo attinto dalla panchina per allungare le rotazioni, siamo implosi perdendo lucidità e aggressività. C’è una evidente sopravvalutazione delle nostre qualità, sembra che sia scontata la nostra presenza in A2, ma non è così. Dobbiamo mettercelo in testa, se pensiamo che tutto ci sia dovuto, finiamo male.”
Comincia ad essere preoccupato del fatto che nessun giocatore, eccetto forse Javonte Green, stia dando un minimo di continuità in questo inizio campionato?
“Quando dico che dobbiamo giocare insieme, è quello che intendo; il talento del singolo non serve a nulla quando è isolato. Siamo tutti stati inadeguati, perchè non abbiamo ragionato, giocato, lottato di squadra.”
Il campionato di Trieste comincia dalla prossima sfida con l’OraSì Ravenna?
“In un certo senso si, e lo sapevano. Siamo ad un bivio, possiamo considerarla una partita chiave. Dobbiamo cambiare atteggiamento, deve tornarci la “fame” di sempre, dobbiamo avere voglia di aggredire ogni pallone come fosse l’ultimo.
Coach Matteo Boniciolli è un allenatore fiero del gruppo dei “combattenti”, di quelli che si sporcano volentieri le mani e si sbucciano le ginocchia:
“Abbiamo tenuto una squadra come Trieste a 54 punti (la squadra giuliana ne segnava oltre 70 ndr.), pur considerando 25 palle perse regalate in modo infantile. Ricordo sempre che giochiamo con cestisti recuperati dal sommerso, affiancati da americani, che spero arrivino… Soprattutto in casa dobbiamo mostrare questo spirito gioioso di giocare, senza entrare in paranoie o addossarci stress gratuiti. Sempre soffrendo, sbagliando tanto ma con il piacere di giocare al PalaDozza. Io mi bacio le mani dalla felicità ogni volta che entro in questa arena.”
Che obiettivi quindi reali per la stagione?
“Potrei fare il paraculo e parlare di salvezza, di lottare per entrare nei play off…invece faccio un discorso diverso. In un’emergenza attuale di organico la strada sarà sempre questa: brutti, sporchi e cattivi. Quando saremo al completo non cambieremo la nostra natura, ma forse saremo migliori nella pallacanestro espressa.”
E Chris Roberts?
“E’ un americano che voleva essere trattato in modo diverso dagli altri. E quando io ho un presidente che viene in sala stampa con l’allenatore condividendo la scelte, allora so di avere alle spalle una società seria.”
Raffaele Baldini