Alla fine della prima guerra mondiale quando scomparve l’impero austroungarico il momento venne definito catastrofe: mi si passi il sillogismo ma quanto è occorso al Pala Dozza di Bologna, alla presenza di 5432 spettatori paganti, rassomiglia molto a quanto capitò ai sudditi di Carlo Imperatore d’Austria dai triestini appellato Carlo Piria.
La formazione biancorossa ha, infatti, segnato un misero 3 su 23 nei tentativi pesanti e un 16 su 39 nelle esecuzioni dalla distanza ravvicinata, il tutto per produrre un gruzzoletto di punti totali 54.
Un incontro di basket si può sempre vincere o perdere, ma quando se ne perdono quattro su cinque altro non risulta se non l’ultimo posto in classifica in compagnia di Imola, Mantova e Recanati.
A Bologna i boys cari al signor Mauro hanno trovato la formazione di Matteo Boniciolli in tutt’altro che buone condizioni: Ruzzier e Gandini non figurano infatti tra coloro che hanno firmato qualche punto e il Roberts superstar, in diatriba sia con la società che con il coach, rimasto seduto per tutto l’arco di tempo del confronto.
E’ sembrato, dopo due frazioni accettabili, che i cestisti di coach Dalmasson ascoltassero quanto dal tecnico chiarito sul loro modo di stare in campo ma che non sentissero ragione.
La situazione è facilmente interpretabile come la quasi totalità delle squadre che militano nella A2 il gioco di squadra, le iniziative personali e quant’altro il basket apprezza vengono praticate molto raramente, il tutto si svolge sul solito motivo: entra, scarica fuori per il tiro da tre e che…Dio ce la mandi buona! Questo inusitato modo di praticare il basket evidenzia qualche soluzione di uno contro uno e degli allunghi che rassomigliano molto, senza esserlo, ad una azione di contropiede.
Pur disponendo di volonterosi e ben intenzionati nonchè fisicamente dotati giovani, l’assenteismo sotto canestro rassomiglia molto alle situazioni assenteistiche occorse in non pochi magnifici luoghi dell’italica penisola.
Si vuole che i ragazzotti dai 2,03 metri in su siano bravi quando tirano oltre l’arco o dall’angolo, azioni preparate per vederli in movimento che ben poche squadre hanno nel loro portafoglio tecnico.
Se la ciambella della proprietà del sodalizio triestino acquisito dai signori di Udine è riuscita magnificamente, anche per il contratto di gestione del Palarubini con ricco contributo comunale, l’allestimento della squadra mostra di non essere stato dei migliori. E’ pur vero che acquisti e cessioni sono stati operati quando ancora i conti erano in rosso ma, alla luce di quanto si è visto nelle cinque partite giocate, qualche ruolo – pivot e play maker in particolare – andava potenziato.
Il campionato si può dire che sia appena iniziato e coach Dalmasson si è mostrato maestro nel capovolgere il rendimento dei singoli e del team, deve farlo oggi come oggi e, soprattutto, deve mostrare al pubblico ognipresente che questa squadra può misurarsi con qualsiasi avversario, e pertanto la sfida che si giocherà domenica su parquet amico contro la capoclassifica Ravenna sarà eloquente per l’indispensabile cambio di…comportamento.
La proprietà udinese del sodalizio triestino ha recentemente garantito che in caso di necessità sarebbe disposta a ripresentarsi sul mercato, è proprio opportuno anzi necessario forse indispensabile.
Attila Frizzo