Fonte: La Gazzetta del Sud a cura di Giuseppe Lazzaro
È dall’estate che, invece di sole e spiaggia, Vojislav Stojanovic lavora duramente per recuperare la credibilità perduta al primo anno a Capo d’Orlando e avviarsi sulla strada di una lungimirante carriera. Un duro lavoro in palestra premiato nelle prime giornate di campionato che vedono l’esterno serbo in grande spolvero e in tutte e due le fasi. Alla risaputa attitudine difensiva, Stojanovic abbina anche i risultati in attacco tanto che, nella splendida serata della vittoria con Cantù, è stato il top scorer con 18 punti, andando in doppia cifra con altri cinque compagni. E le cifre si alzano: 11 punti di media, 4 rimbalzi, 1.6 assist.
«Abbiamo fatto tutti una grande partita contro Cantù – dice Stojanovic – Nessuno di noi si aspettava una vittoria con questo grande scarto alla fine ma tutti credevamo nella possibilità di vincere». In te cosa è cambiato rispetto allo scorso anno? «La scorsa stagione ho iniziato a giocare dopo un brutto infortunio in un momento complicato per la squadra che era ultima in classifica. Non avevo nessuna esperienza del campionato di Serie A e dovevo cercare di essere pronto quanto prima. Adesso ho un po’ più d’esperienza ma sono ancora giovane e ci sono tantissimi aspetti su cui devo lavorare e migliorare». Ieri è ripresa la preparazione in vista dell’anticipo di sabato a Montichiari, parquet di casa della neo promossa Brescia. «Vincere sabato cambierebbe la nostra stagione? – si interroga Stojanovic- Io non penso che sia così. Il campionato è appena iniziato, la stagione è lunghissima ancora, ci sono tante gare da giocare. Noi non dobbiamo fare altro che pensare e ragionare sempre solo alla prossima gara. Ogni valutazione dev’essere fatta gara dopo gara e vittoria dopo vittoria».
Hai un idolo o qualche giocatore in cui ti identifichi? «Non ho un idolo vero e proprio nel mondo della pallacanestro. Mi piace guardare tutti i grandi giocatori e capire come si muovono in partita e cosa tanno in situazioni simili a quelle in cui sono io in campo. Non mi pongo limiti perché non penso a dove posso arrivare e cosa posso fare, io penso solo – conclude il 19enne di Belgrado – a come fare meglio ogni singola cosa».