Fonte: TuttoSport, a cura di Piero Guerrini
E’ quasi un derby per l’Armani. Alle 20 (FoxSports diretta) si va a Bamberga dall’enclave italiana guidata da Andrea Trinchieri, uno degli allenatori top d’Europa, e con lui ci sono l’architetto del Brose, Daniele Baiesi, l’assistente Perego, il preparatore Bencardino. Un derby, che già pesa in classifica. I milanesi a 2 vinte e 2 perse, i tedeschi con una vittoria, ma ogni loro partita è una corsa chiusa in volata: perse di 1 e col tiro per vincere in casa del Fenerbahce e col Panathinaikos, di 4 a Barcellona.
Trinchieri, le sue impressioni su questa Eurolega trasformata in autentico campionato europeo di club? «Si va verso il modello Nba. Mai visto in ottobre partite così intense e combattute. Tutte. Stiamo disputando una Top 16 (se penso al passato), ma lunga 30 incontri. Ognuno giocato alla morte tra squadre che non possono essere pronte. Il numero degli infortuni è in spaventoso aumento, perché nessuno ci sta a perdere, così si tengono in campo gli uomini importanti. L’incidenza di questi sarà importante. Tutti noi partecipanti e organizzatori abbiamo fatto i conti senza l’oste. Non ci si può allenare, non ci sono pronostici. Lassù ci sono Cska e Fenerbahce, finaliste 2016 che hanno cambiato meno di tutte. Cosa succederà non so dirlo, ma alla fine dovremo valutarle. La sensazione è che sia difficile immaginare un futuro uguale».
Arriva Milano, per lei è speciale? «No, è una partita di Eurolega con un avversario formidabile, che ha una licenza A decennale, cioè è invitata al tavolo, mentre la nostra partecipazione passa dai risultati. Mi piace dire che la finale scudetto italiana sarà tra Olimpia A e Olimpia B a Villar Perosa e una delle due giocherà in rosa… Ma non è colpa di nessuno, sia chiaro. L’Olimpia è cresciuta, strutturata, fa con quello che ha, le rivali anche, con molto meno».
Lei ha cambiato radicalmente assetto, vedendo partire il leader Wanamaker. E non potendo allenare molto serve tempo. «Abbiamo cambiato tre giocatori, ci proviamo studiando e dando la possibilità agli esseri umani che popolano questo nucleo di esprimersi e crescere. L’Eurolega è una trappola pazzesca in cui non vogliamo cadere».
Dove sarà il suo futuro? «Perché? Devo andare via? Il futuro è cercare di migliorarmi dove ci sono le condizioni per lavorare».
Melli sta continuando a migliorare con lei. E’ ormai protagonista stabile in Europa. «E’ vero, sta raggiungendo un altro livello. Non abbiamo fatto niente, se non dargli una possibilità e lui l’ha colta. Nicolò è un ragazzo di spessore e profondità».
Bamberg campione da due anni nella Bundesliga emergente. Vivete in un mondo a parte come Milano? «Penso a Treviso post grandi investimenti, che dominava ma non era in un mondo a parte. Vogliamo prendere gli spazi che ci lasciano. Ad esempio in Europa, non possiamo competere come Milano. Allora dobbiamo prendere giovani, lavorare su di loro, mandarli magari nella Nba, investire sul futuro e il lavoro. Se mi è concesso un paragone politico: tra le superpotenze noi possiamo essere come i Paesi non allineati, ricordate Jugoslavia e Cuba? Che avevano un sistema originale. Credo sia questa la strada per le società che si confrontano con le potenze. Percorrere un’alternativa indipendente. Per provare anche a batterli. Come faremo con Milano».