Fonte: TuttoSport, a cura di P.G.
E’ sempre successo, che un allenatore o un dirigente sbottassero durante la stagione. Magari con meno vetrina, ma è successo. Lo ricorda Sandro Gamba, leggendario allenatore e ct di grandi successi azzurri. Un padre del nostro basket.
«Io sono rimasto 25 anni in un club, Milano. E se rilasciavo dichiarazioni un po’ forti nessuno mi contraddiceva. Avevo l’appoggio, almeno esterno, della società. Anche a Torino che all’epoca era una società più piccola, ma con principi uguali. Poi magari mi richiamava il gm in privato. Qualche volta è meglio svegliare gli animi, i giocatori. Adesso forse capita più spesso perché sono cambiate le squadre. Devi mettere assieme tanti stranieri agli italiani. Può nascere qualche malinteso in campo, può succedere che un atleta pensi al proprio futuro. Oppure si avverte scollamento, stimoli non forti, allora è bene intervenire. Importante è che in un club che abbia e rispetti regole, se parla l’allenatore nessuno interferisca; quanto detto da Repesa a me piace, perché detto in modo educato. Non ha fatto nomi. E ha avuto coraggio. Sicuramente si era già espresso in spogliatoio. Gli stessi concetti sono stari caricati per svegliare la gente: ho visto la partita di Torino e secondo me ha fatto bene. Sì, succedeva anche ai miei tempi»
E Boniciolli, spiega, è un allenatore considerato focoso, uno che dice le cose come stanno. A volte duramente, secondo qualcuno sopra le righe. Lui evita gli equivoci. Anche ora nella sua seconda vita in Fortitudo portata alla finale per la promozione in A 2016: «Siccome le parole pesano io cerco di esprimere ciò che ritengo giusto. Qualcuno interpreta i miei interventi come sfoghi, molto spesso sono invece fotografie della realtà E non capisco lo stupore. Spogliatoi, società, squadre, non sono diversi dalla nostra vita. I giocatori litigano, gli allenatori urlano… Succede. Se tutto fosse perfetto non ci sarebbe bisogno di una guida. Io preferisco dire pubblicamente ad esempio che un americano ha gli stessi diritti-doveri degli altri giocatori. Prendete il caso Ed Daniel: intanto ne ho parlato quattro mesi dopo la decisione – presa con la società – di non confermarlo. Perché anche io credo che in un ambiente sano se c’è un problema lo si debba risolvere al proprio interno. Ma se poi vengo attaccato, io o la società, allora è bene dire la verità. E spesso la verità è dolorosa. Nel caso di Ed, uno comportatosi come una guardia svizzera per mesi chiede di portare la fidanzata nell’hotel del ritiro alla vigilia della partita decisiva. E al “no” la sistema vicino per andare da lei…».
Boniciolli da tre turni ha messo fuori squadra Chris Roberts, nonostante la società abbia due soli visti per gli stranieri. «Anche in questo caso ho parlato dopo aver concordato tutto con una società straordinaria. Manifestare il problema non è segno di rottura, Roberts non era entrato in sintonia sul lavoro, ma è un bravo ragazzo, un buon giocatore, troverà posto in Italia. La differenza col caso di Repesa, che stimo molto, è che io avverto il pieno appoggio del club. Se Jasmin dice che chi vuole andarsene è libero, pensa a sanzioni e poco dopo la società fa parziale retromarcia, ebbene forse c’è una piccola difficoltà. Sono certo che il rapporto tra Repesa e Milano sia intatto. E in Italia ormai tutti dicono tutto e poi non succede niente, la politica insegna. Repesa ha fatto bene, però rifletto».
Boniciolli fu sostituito proprio da Repesa alla Fortitudo 2002, dopo un derby vinto. Poco prima diceva: «Il basket è gioia e qui sta diventando un dramma. Ho vinto e non so se resterò. Chi se ne frega se mi vogliono esonerare, la vita va avanti». Ora ricorda: «All’epoca era diverso, c’era un ds che tendeva ad esonerare allenatori anche amici veri, come Sakota e poi Ivanovic. Ora Savic non fa più il ds. Io alleno ancora».