Keys of the match – Unieuro Forlì

Fonte: Il Piccolo a cura di Raffaele Baldini

La vittoria con l’OraSì Ravenna è servita a sbloccare l’impasse in cui l’Alma Trieste era inavvertitamente caduta; un successo meritato, che porta con sé però delle scorie tecnico-tattiche non trascurabili. Bisogna limare diverse cose, in fase difensiva ma anche in quella offensiva, trovando soprattutto una fluidità nell’arco dei quaranta minuti. Con l’Unieuro Forlì quindi è lecito (se non doveroso) attendersi un salto di qualità, per un crescendo allineato al certosino lavoro in palestra e in virtù di una fase stagionale molto importante.

Lo spauracchio d’oltreoceano – L’Unieuro Forlì è la squadra con la maggiore incidenza offensiva della coppia americana: oltre il 53% del fatturato è griffato Wayne Blackshare (21,8 punti a partita) e Jeffrey Crockett (15,5). Il primo, in particolare, veniva da un’ottima stagione a Pistoia, con offerte dalla massima serie anche per quest’anno, convinto poi dagli (Uni)euro di Forlì; è un uomo capace di segnare ma anche di prendere 6,5 rimbalzi per allacciata di scarpe. Questa “combo” molto simile per ruoli a quella dell’Alma Trieste regalerà il duello più interessante di domenica (e un mal di testa in più alla coppia Green-Parks). La strategia sarà di assecondare l’inevitabile (vedi produzione della coppia ndr.) limitando il resto della squadra, o l’obiettivo sarà di fermare in primis la “fonte di reddito” romagnola?

Scommettere sui tiratori avversari – Se c’è una giornata per cui “battezzare” gli esterni ospiti può essere una chiave tattica, questa è quella di domenica contro Forlì. La squadra di coach Garelli tira con il 25,6% da oltre l’arco dei 6,75 (30/117), non c’è un reale terminale da temere in questa categoria. Non che l’Alma faccia meglio, tirando con il 28% (35/125), ma la sensazione è che, soprattutto al Palatrieste, non sia il caso di scommettere sulle polveri bagnate di Pecile e soci.

E se corressimo un po’? – La Unieuro Forlì è un motore tarato: non supera i 74 punti segnati. I motivi possono essere molteplici, da un roster con rotazioni ad 8 giocatori all’evidente egemonia (e quindi punti di riferimento noti per gli avversari) statunitense, fino alla presa di coscienza di tre pedine fondamentali italiane sopra i trent’anni. Trieste con 10 giocatori equipollenti può permettersi di aggredire l’avversaria e correre, fiaccare le resistenze sui quaranta minuti e divertirsi in transizioni offensive per esaltare con il duo verticale Parks-Green la platea del Palatrieste. Attenzione però…adelante con juicio!