Abbiamo spedito il pacco postale più ingombrante dello stivale: Alessandro Gentile si accaserà al Panathinaikos alla corte di coach Xavi Pascual, seguendo le orme di papà Nando. E nel momento stesso in cui Proli sostanzia la volontà del club milanese di disfarsi di un uomo-immagine sbiadito nel tempo, ecco la stampa italica scatenarsi nell’anticonformismo…omologato.
Da detrattori di professione dell’ex capitano Olimpia, palesando un’evidente mancanza di equilibrio ed esagerando il potere “inquinante” del soggetto, a difensori del prodotto nostrano, sfuggito al controllo di un ambiente incapace di curare i propri talenti. Ma si, onestamente non ci stupiremo mica nel paese in cui la Franzoni è contemporaneamente vittima e carnefice, in cui Luciano Moggi è prima un mafioso e poi un capro espiatorio del sistema calcio; anche Alessandro Gentile diventa da “Balotelli cestistico” a incompreso…
La realtà è che l’album delle figurine completato da coach Repesa non trova un linguaggio comune nel rettangolo di gioco; ogni partita è un modo per scomodare Freud, provocando uomini a turno e cercando una reazione di squadra in una…non squadra. Il sergente di ferro croato ha dapprima dimostrato benevolentia verso l’investimento mediatico societario dietro la figura di Ale Gentile, cercando di far quadrato in nome del gruppo, poi ha scatenato tutti i più veraci istinti mettendolo alla porta. L’Olimpia, che di norma giudica l’operato di un allenatore a fine stagione, ha avallato questa volontà mettendoci della mostarda: prima la fascia di capitano tolta, poi la cruda decisione di cederlo in prestito.
La politica sportiva quindi sposa il vecchio adagio del capro espiatorio: Alessandro Gentile era il bubbone da estirpare, operando con una tempistica inopportuna. Bisognava prima capire che il tipo di pallacanestro del figlio di Nando aveva caratteristiche poco affini alla cultura europea; bisognava criticare prima (o affinarlo) l’aspetto tecnico in regressione per quello che concerne il fondamentale di tiro. Bisognava smorzare l’aura che da quando è ragazzino lo accompagna in ogni esperienza, caricandolo di responsabilità eccessive.
La nuova vita al Pana? Quanto di meglio per DIMOSTRARE. Il ragazzino prodigio cresciuto nella bambagia ora deve camminare con le proprie gambe, senza una stampa che vivisezioni il suo comportamento dentro e fuori dal campo, con gli occhi attenti di una piazza competente e passionale come quella greca. Così anche Riccardo Sbezzi (procuratore ndr.) non dovrà affannarsi a difendere l’assistito ma al limite potrà rinfacciare ai detrattori quanto è stato perso.
Lo sport ha sempre avuto un grande merito, quello di darti sempre una seconda possibilità. Alessandro Gentile ha fatto tanto per Milano e ha ricevuto tanto, al di là delle tempistiche ultime la società lo ha coccolato come un figlio; non bisogna per forza trovare i colpevoli di questa situazione ma semplicemente prendere atto di un passaggio obbligato del giocatore verso la piena maturazione (si auspica).
Amen.
Raffaele Baldini