Siamo in un incantesimo, restiamo piacevolmente ipnotizzati
L’Alma Arena rappresenta un esoterico covo di adepti baskettari, ove aleggiano fantasmi e pifferai magici che incantano (o stordiscono) le avversarie, ove i presupposti della vigilia non intaccano la sentenza ormai scritta. Tutti preoccupati di capire se Candi realmente sarebbe sceso sul parquet, se l’influenza intestinale che ha colpito mezza Fortitudo avrebbe inficiato la forza dei bolognesi, pochi si accorgevano che Prandin a bordo campo era malinconicamente in tuta, Parks con una infiltrazione sul parquet, Da Ros dolorante e Andrea Pecile più martoriato del volto di Benvenuti contro Monzon. Tanto il finale era già scritto, cioè che Green avrebbe limitato Legion, che Da Ros avrebbe tirato fuori dal cilindro la giocata della partita da oltre l’arco e che TUTTI inteso come concetto di SQUADRA, avrebbero morso le caviglie dei felsinei fino a farli stramazzare. L’Alma Trieste è un meccanismo talmente rodato e preparato a qualsiasi “intemperia”, che è solo questione di tempo per tararlo a dovere; simbolo di questo equilibrio estatico è “Lollo” Baldasso, inguardabile sui 28 metri sino ad una cocciutissima tripla scagliata quando contava. Poi un tiro dai tre metri, i liberi della staffa e alla fine in mezzo al gruppo a festeggiare la vittoria. I tifosi cantano con ironia “salutate la capolista”? Ma si, chissenefrega, restare ipnotizzati è cavalcare il sogno, alla faccia di una noiosa razionalità.
Green e Cittadini: motivazione e esempio
Programmato per…annullare. Lo staff Alma ha toccato le corde sensibili dell’americano, come con Blackshear di Forlì, ha fatto capire che dalla difesa su Legion sarebbero passate le maggiori speranze triestine di vincere l’incontro. Ha bloccato tutte i tentativi di penetrazione del talento bolognese, ha oscurato la visuale di tiro da oltre l’arco, ha concesso il minimo sindacale al pericolo pubblico numero uno.
Su Alessandro Cittadini lascio il doveroso spazio e scrivo in neretto: l’azione con tuffo e recupero al trentanovesimo minuto del match, da un trentottenne, è un’istantanea da mettere in cornice e appendere nelle classi di tutte le scuole italiane al posto del Presidente Mattarella. Esempio maximo.
Spettacolo per oltre 5100 spettatori, spettacolo di selvaggia intensità
Perdonate, non condivido chi considera la partita fra Trieste e Bologna una brutta partita. I quaranta minuti dell’Alma Arena sono un concentrato di gladiatoria intensità cestistica, un gioco per adulti fatto di spinte, botte, cadute per poi rialzarsi e giocare più duri di prima. Ogni canestro è un faticoso percorso da ostacoli, dettato da schermaglie tecnico-tattiche ma anche da provocazioni verbali; tutto questo è pallacanestro latina, è clima play off con due squadre equivalenti che portano a casa il successo facendo quella sfumatura giusta in più che decide il match. Se poi tutto spettacolo è arricchito da una cornice di cotanta entità (5115 paganti), il tutto diventa prodotto da serie A, ma quella vera.
Curva e Boniciolli, ognuno per la propria strada…
Prevedibile e puntuale, la contestazione a Matteo Boniciolli è arrivata, prima dalla Curva Nord e poi anche da parte del palazzo in un momento di “chiarimento” fra il coach e gli arbitri nel finale di partita. Le considerazioni che faccio sono figlie del fatto che io, in qualche modo, ho avuto modo di chiarirmi con Boniciolli, seppure per via epistolare. Rimaniamo distanti ma civilmente rispettosi delle opinioni. Quello che è molto più complesso è allineare il pensiero di chi, non solo non si è chiarito, ma non vuole nemmeno farlo in virtù di una distanza infinita acuita nel tempo. Chi giudica la curva o il coach sbaglia, semplicemente perché nessuno su questa terra può arrogarsi il diritto di avere in mano la verità; sono punti di vista opposti, fortificati nel tempo da azioni e parole delle parti. Ed entrambi hanno un denominatore comune, anzi due, quello di accettare sportivamente la conseguenza di una o più provocazioni, e quella di non preferirsi per una cena galante. Non mi piace il buonismo, amo il sano dibattito, per cui l’auspicio è quello di continuare a scrivere brani ruvidi di un romanzo mai banale che è la pallacanestro, rapporti difficili di chi è nemo profeta in patria, magari conditi da ARGOMENTAZIONI e non da insulti da ambo le parti.
Sky “bolognese”…ma non troppo
Sky Sport ha sposato la causa delle bolognesi…da Milano. La telecronaca è stata fatta dagli studi lombardi, onestamente curiosa anomalia per una Tv che fa del servizio l’eccellenza in termini di competenze e presenza sul territorio.
Raffaele Baldini (www.cinquealto.com)