Tutti hanno ragione e tutti torto. Come sempre per convolare a nozze c’è bisogno di entrambi i “si”, per divorziare basta uno. La vicenda Cavaliero sta conoscendo l’epilogo, probabilmente negativo ma non ancora certo. Essendo interpretabile la scelta, le strategie e i punti di vista, proviamo a sintetizzare l’ “affaire” in due correnti di pensiero e un timore conseguente.
Romantici
Daniele Cavaliero è triestino, cresciuto a Trieste sia scolasticamente che cestisticamente, tifoso da sempre della prima squadra cittadina, tornerebbe a piedi (e qualche soldo) a casa. Affascinante operazione, in barba a logiche di spogliatoio (per quello che concerne in finale di stagione), secondarie rispetto ad un contratto triennale che presupporrebbe un suo ruolo incidente sia nell’eventuale obiettivo di una serie A2 di alto livello, sia di una clamorosa promozione in serie A. Come Andrea Pecile, come altri triestini, la scelta di riportare un altro triestino in maglia biancorossa andrebbe nella direzione di una coerenza romantica (non progettuale, visto che non è giovanissimo) e in nome di una griffe che è stata il manifesto in giro per lo stivale, quello della triestinità.
Pragmatici
Daniele Cavaliero visto esclusivamente come una guardia adattabile al ruolo di playmaker sul mercato italiano. I 200 mila richiesti in tre anni (le voci che circolano) sono comunque un investimento che può avere senso per competenze più giovani anagraficamente e dello stesso lignaggio. Se un lungo (Cittadini ndr.) è più difficile da trovare e di norma viaggia a cifre maggiori rispetto agli esterni, le guardie sono appetibili con meno esborso. Con Pecile e Cittadini il rischio è di invecchiare la squadra inesorabilmente, di rendere più talentuosa ma anche più macchinosa una creatura comunque votata alle leggi ferree atletiche dalmassoniane.
Quello che ci si auspica…
Quello che ci si auspica non accada e che invece accadrà è archiviare le tesi (parziali e poco equilibrate) postume di una trattativa che non andrà a buon fine. Da una parte si punterà il dito sulla presunta spinta venale che allontana Cavaliero da Trieste, sul fatto che il giocatore non abbia fatto uno sforzo (più che sforzo si parla di “svendita”) per avvicinarsi a casa, sul presunto impuntamento del procuratore. Dall’altra c’è già il partito che considera l’offerta fatta dalla società giuliana come una sorta di mancanza di rispetto verso il giocatore, come atto di incoerenza se paragonato all’acquisto di Alessandro Cittadini, come debolezza rispetto ad un’operazione che poteva lanciare l’Alma fra le favorite al salto di categoria.
Una volta tanto lasciamo che le logiche di mercato conservino i punti di vista e le posizioni degli attori protagonisti senza trovare colpevoli o vittime; l’Alma Pallacanestro Trieste vive un momento di serenità tale che sarebbe nocivo inquinare con dietrologie su Daniele Cavaliero. E’ andata così, Cavaliero probabilmente respingerà l’assalto della Virtus Bologna e rimarrà a Varese, Trieste volge lo sguardo alla trasferta di Jesi con il dovere di concentrarsi su una vittoria che potrebbe essere chiave, lavorando per una post-season da affrontare con chi se l’è guadagnata.
Amen.
Raffaele Baldini (www.cinquealto.com)