E’ il “deus ex machina” delle Finali Nazionali 2017 della categoria Under 16 Femminile che avranno luogo a Trieste, dal 12 al 18 giugno. Paolo Ravalico, tecnico ben conosciuto nell’ambito della pallacanestro “in rosa” e giovanile: Azzurra Trieste, Arcobaleno e, da qualche tempo, il progetto con FutuRosa. Una realtà in crescita, che punta in maniera particolare sul basket femminile e che ha voluto cogliere una sfida importante, prendendosi la briga di organizzare, assieme al Comitato Regionale Fip Fvg, una finale giovanile che occuperà ben quattro impianti cittadini. Oltre cinquanta volontari impiegati all’interno di una settimana di grande pallacanestro, con i migliori prospetti della categoria pronti a giocarsi il titolo, con l’atto finale al palasport di Chiarbola.
Quando ti chiedono “perchè hai voluto prenderti la briga dell’organizzazione di queste finali nazionali” tu che cosa rispondi?
“Ho sempre combattuto contro il “No Se Pol” triestino, l’ho sempre visto come il più grosso limite di questa splendida città. Detto questo, da molto tempo sognavo di riportare le finali a Trieste e, quando ho intravisto l’opportunità, mi sono detto ora o mai più”.
Quanta soddisfazione c’è nel fatto di riportare a Trieste, dopo tanti anni, una finale nazionale di categoria?
“La soddisfazione è enorme, ma il tutto ha un senso perché sto condividendo quest’avventura con delle persone fantastiche: all’interno di FutuRosa, in questo momento, l’entusiasmo è a mille e vivere quest’avventura assieme è emozionante. Abbiamo coinvolto dei professionisti eccezionali che ci stanno dando un aiuto decisivo: il comitato organizzativo formato da Derik Depolo, Guerrino Lanci e Matteo Zanini, oltre al sottoscritto, sta facendo un lavorone”.
Quattro palazzetti, una cinquantina di volontari: che tempistiche ci vogliono per gestire una massa di persone e strutture del genere?
“Una tempistica è difficile da definire: posso dire che ci stiamo lavorando da aprile del 2016 e, negli ultimi mesi, ogni singolo istante libero è stato dedicato a questa splendida avventura. Sappiamo che ci siamo presi una responsabilità enorme e che potrebbe essere il primo passo di un lungo viaggio. Certo che poi, quando pensiamo a tutte le persone che si stanno spendendo, a tutti i volontari che ci credono e che sono convinti di poter fare qualcosa di speciale, ecco che la voglia di far bene cresce in maniera esponenziale”.
Veniamo all’aspetto tecnico: quali secondo te le formazioni che potranno attentare al titolo finale, anche se i nomi delle qualificate non sono ancora tutti noti?
“In tali occasioni non è di certo facile fare dei pronostici: ci sono formazioni che hanno dei valori assoluti come le squadre lombarde, altre accreditate per la vittoria visto lo storico recente come Marghera, poi ci sono le emergenti, che potrebbero costituire delle sorprese, come Mirabello. Quando si arriva al momento del dunque, contano le motivazioni, lo stato di forma e la situazione infortuni: ecco che anche i pronostici più scontati possono essere stravolti. Sicuramente vedremo delle finali con un livello tecnico e atletico alto e, per il pubblico presente, lo spettacolo sarà assicurato”.
Non solo finali, ma anche eventi collaterali: raccontaci qualcosa di più.
“Abbiamo voluto fare qualcosa di diverso, per questa finale: l’obiettivo è certamente rivolto al futuro, d’altronde in questi anni la nostra società è cresciuta in maniera esponenziale, con il coraggio di non guardare al 1990 ma cercando di pensare al 2020 e quindi ci sembrava naturale fare lo stesso anche in quest’occasione. Il camp tecnico in inglese è un’offerta nuova e per certi versi anche provocatoria: si basa sul concetto che una lingua si può imparare non solamente sui banchi di scuola, ma anche all’interno di determinate situazioni. La presenza di un grande cultore dei fondamentali come Stefano Attruia è garanzia di un miglioramento tecnico e rappresenta un quid in più per la nostra società. Oltre a questo, tutte le iniziative che coinvolgeranno le atlete nel “fuori onda” e nell’utilizzo dei social sono cose nuove, che vogliono infondere una dimensione più completa alla manifestazione, facendo interagire le atlete con la città ed i tifosi. In più, il desiderio di coinvolgere le associazioni che lavorano nel disagio e con i diversamente abili è per sottolineare che il futuro è sostenibilità, integrazione ed inclusione. Speriamo che tutto questo grande sforzo possa portare a qualcosa di cui tutti quanti possano andar fieri”.
E certamente la città di Trieste ne andrà fiera, di quest’edizione delle Finali Nazionali Under 16 Femminili, che stanno incendiando gli animi cestistici della pallacanestro “in gonnella”: Paolo Ravalico e il suo staff stanno facendo un lavoro certosino, che vuol costituire cornice d’eccezione per un evento da ricordare.