Dario Bocchini, ex GM della Pallacanestro Trieste, profondo conoscitore dell’humus cestistico nazionale ed internazionale, torna a parlare del suo vecchio amore, consumato fra incomprensioni e marginalità operativa.
Dario Bocchini, le manca il basket “operativo” e c’è qualcosa che non è stato detto del suo addio alla Pallacanestro Trieste?
“Manca un po’ la scrivania ma in questi ultimi due anni non sono stato con le mani in mano; ho fatto scouting per un allenatore coreano, consigliandolo su giocatori di tutto il mondo. Questa notte un altro suo collega coreano mi ha chiesto lo stesso tipo di competenza collaborativa. Sulla mia uscita di scena dalla Pallacanestro Trieste rimane il rammarico della poca chiarezza ricevuta, la stessa venuta meno quando era il momento di dire che la mia esperienza era ai titoli di coda. Ancora oggi ho addetti ai lavori che non sanno che non faccio più parte dell’entourage cestistico locale. Dispiace, so di aver dato tanto, da triestino con ancora più passione.”
Chi l’ha stupita di più e chi l’ha delusa nell’Alma di questa stagione?
“Deluso nessuno, il gruppo ha mostrato le radici sane di ragazzi eccezionali. Mi ha molto impressionato Javonte Green, giocatore in grado di migliorare, secondo il mio punto di vista, del 30-40% ancora. Per giocare in Eurolega deve affinarsi tecnicamente, tirare “di spalla” ancora a fine stagione è sintomo di poco lavoro sui fondamentali. Idem per Jordan Parks, spentosi nei play off per limiti tecnici conosciuti. Rimangono due giocatori di grandissimo potenziale.”
Cosa è mancato per vincere la finale con la Virtus Bologna?
“Certamente la freddezza in determinati momenti delle partite. Poi, coach Ramagli ha fatto un lavoro eccellente dal punto di vista tattico, mischiando le carte con quintetti diversi e atipici, traendo vantaggio in termini di rimbalzo, di mis-match, ecc.”
Conosce il gioco di sistema di coach Dalmasson, il roster dei confermati, dove andrebbe ad operare per fare una squadra competitiva per il salto di categoria?
“Andrei a cercare materiale umano di personalità. Dal punto di vista dei singoli, attualmente nel roster, spero di sbagliarmi ma dubito che Da Ros sia capace di giocare un’altra stagione a questi livelli, anche perché diverse volte il limite è rappresentato dagli infortuni. Con Fernandez Alessandro Cittadini potrebbe finalmente essere sfruttato per quello che è stato ingaggiato, non solo facendo “legna”, pur considerando che l’età avanza. Sugli americani andrei a parare su una combo-guard con punti nelle mani e sul mezzo lungo, cioè un numero “3” capace di giocare “4”, o un “4” capace di giocare da “3”.”
Giocatori, a prescindere dalla funzionalità per la causa giuliana, che ti hanno colpito in questa stagione…
“Mi ha molto colpito il miglioramento di Stanley Okoye di Udine, mi è piaciuto John Brown di Roma. Il più futuribile? Michael Frazier di Verona. Si sono visti anche molti giovani italiani interessanti.”
Qual è il mercato moderno, quali accortezze da prendere?
Una base su cui poter fondare un mercato vincente è quella che si cela dietro un lavoro di scouting importante. Da ottobre-novembre della stagione precedente, non da aprile-maggio, si sonda a largo raggio il mercato, si studiano tanti atleti da tutti i punti di vista, da quello tecnico sino a quello comportamentale, passando per usi e costumi. Tornando alle vicende di casa nostra, son rimasto allibito di come la Fortitudo Bologna abbia soffiato Murabito alla Pallacanestro Trieste…”
Il futuro di Dario Bocchini?
“Sono un pensionato sereno, lavoro facendo scouting e mi piacerebbe continuare a farlo, portando le conoscenze di diversi anni; insomma, quello che avrei voluto fare a Trieste ma che non mi è stato permesso di fare…nella vita, mai dire mai comunque.”
Raffaele Baldini (www.cinquealto.com)