Qualcuno mi accusa di “cattivo” giornalismo, qualcun altro di scadere in illazioni prive di costrutto, altri si offendono per critiche al proprio operato.
La mia forma mentis mi induce a incamerare con umiltà tutti i punti di vista, filtrarli e far si che diventino elementi utili alla costruzione di un nuovo pensiero. Spesso però mi accorgo che il cattivo giornalismo del sottoscritto non è dettato dai concetti espressi, in quanto messi onestamente sotto forma di parere soggettivo, quanto dal messaggio arrivato parzialmente al lettore. E qui sono dannatamente colpevole, la poca chiarezza genera mostri che sputano veleno.
Faccio quindi un ulteriore ragionamento a margine dell’articolo sugli aspetti migliorabili e negativi che aleggiano sull’Alma Trieste. Si possono prendere due strade nel strutturare una tesi sportiva: il mero risultato come arbitro supremo per un insindacabile giudizio, oppure entrare nei meandri di una realtà per trovare gli aspetti migliorabili in funzione dell’ambizione.
Come avrete capito io ho sposato la filosofia di seconda specie. Porre come obiettivo per la prossima stagione il salto di categoria vuol dire far entrare tutti in un imbuto strettissimo, quel filtro che lascia passare solo una società fra un gruppo già esiguo di pretendenti. Questo vuol dire lavorare per l’ECCELLENZA. E come si lavora per l’eccellenza? Semplicemente non dando per scontato nulla, cercare di elevare le competenze mettendo in discussione anche quello che può esser visto come un “buon lavoro”, mettendo in discussione tutto e tutti. Denunciare una incomunicabilità fra alcuni giocatori e l’allenatore è pruriginosa volontà da scoop? Desiderio da consumato “haters” di veder acuito il muro contro muro fra squadra e staff tecnico? No, semplicemente è mettere a nudo questioni che devono essere valutate per tempo prima che diventino bubbone. Considerare l’aspetto mediatico migliorabile è delegittimare (o ancor più offendere) chi lavora dietro le quinte? No, semplicemente è alzare il livello dell’attenzione su un qualcosa che è oggettivamente limabile verso l’alto. Evidenziare scollamento fra dirigenti è alimentare la bagarre “politica” nelle stanze dei bottoni? No, è far capire che ci sono ruoli e persone dal background diverso e che possono risultare utili in ambiti affini alle proprie competenze. Non ci sono fazioni che determinano gli incarichi ma i gradi guadagnati sul campo.
Troppa pignoleria inquina l’aria sopra l’Alma Arena? Può darsi, eppure c’è una buona dose di credito data per risultati ottenuti: lo staff e il mercato ha sempre dato grandi soddisfazioni, è giusto lasciar lavorare chi ha dimostrato di saperci fare. Difendo con forza l’autonomia gestionale societaria, senza giudicare l’addio di Parks, l’apparente calma piatta nel mercato già caldo o qualsiasi nuovo arrivo che dovesse vestire la canotta biancorossa non allineato ai desideri del popolo.
E una battuta finale che racchiude il mio pensiero: adagiarsi sull’eredità di una annata vincente è già di per se la prima sconfitta della stagione successiva.
Raffaele Baldini (www.cinquealto.com)