Fonte: Il Piccolo a cura di Raffaele Baldini
Coach Eugenio Dalmasson è il centro di gravità permanente dell’Alma, dal punto di vista tecnico ovviamente quale timoniere della squadra ma anche manageriale, essendo l’uomo che pone l’ultima parola (e anche la prima ndr.) sulla scelta dei giocatori. Mercato di serie A2 che viaggia rapido, alcune squadre con il roster completato come la Fortitudo Bologna e GSA Udine; Trieste sorniona a lavorare in silenzio.
Coach Dalmasson, partiamo da elementi noti: cosa ha lasciato in eredità la stagione appena conclusa e su cui si potrà basare la costruzione del roster di domani?
“Ripartiamo da tante cose positive; il vissuto è un bagaglio di esperienza che genera esperienza utile alla stagione che andremo ad affrontare. Il primo incipit è sempre quello di saper azzerare tutto, cominciando a lavorare senza pensare di aver disputato qualche mese prima una finale per salire di categoria.”
C’è il rischio di dare per scontato che certi giocatori possano ripetere la stagione straordinaria di quest’anno?
“Chi fa sport o comunque conosce le logiche che si celano dietro la pallacanestro sa benissimo che le ambizioni rinnovate generano difficoltà. La stessa composizione ufficiosa dei gironi decreta un elemento in più di complessità: lo squilibrio è palese, nonché la novità di trasferte più lunghe. Chi oggi è in grado di fare proiezioni su possibili piazzamenti…è un improvvido.”
Come spiega questa inconsueta isteria di mercato già a giugno?
“E’ una lettura della foga di mercato in serie A2 fortemente contestualizzata, cioè condizionata dal fatto che Trieste e Bologna hanno terminato la stagione molto tardi. Le altre società hanno avuto modo di ragionare sulla composizione del roster già da un mese, un mese e mezzo. La ricerca va quasi sempre nei reparti nevralgici, quello del play e del lungo, essendoci penuria di materiale umano di qualità in giro, con il rischio però di generare aste pericolose in cui i procuratori vanno a nozze.”
E’ possibile ipotizzare la struttura della nuova squadra comandata dalla scelta ma soprattutto dai ruoli dei due americani?
“No, non ci facciamo condizionare dalla scelta degli americani. Continueremo a privilegiare giocatori ideale per il “sistema”, disponibili e duttili, anche in virtù di una continuità che ha dato ottimi frutti.”
Cosa vi siete detti lei e Javonte Green prima del rompete le righe?
“La comunicazione fra me e Javonte in realtà ha radici lontane; già qualche mese fa abbiamo avuto diverse volte modo di parlare sul possibile futuro. Lui mi ha chiesto consigli, sia di tipo tattico che gestionale, proprio perché per la prima volta (o quasi) affronterà il tritacarne nel mercato, fra interessi propri, degli agenti e delle società. Valuterà con serenità il da farsi, prendendo anche in considerazione l’ipotesi di restare. Percentuali non ne faccio, diciamo che la partita è aperta…”
La sensazione è che il tassello più complesso da inserire sarà quello dell’italiano d’esperienza. Ci sono già delle idee sulla tipologia?
“Non ci sono tante direzioni per individuare il giocatore giusto italiano, d’esperienza e che possa essere decisivo per la squadra. Molto dipenderà dal tipo di americani che andiamo ad inserire; qualora fossero della tipologia “rookies” come abbiam scelto negli ultimi anni, allora gioco forza concentreremo la ricerca su qualcuno di esperienza. Qualora avessimo il reparto straniero “navigato”, allora l’innesto potrebbe essere un italiano giovane e di talento.”
Ci siamo abituati all’idea di un’Alma Trieste a trazione triestina e con ambizioni play off. Come dobbiamo leggere la squadra di domani?
“Ambiziosa, ma non è Eugenio Dalmasson che lo dice, è l’arrivo di Juan Fernandez di qualche settimana fa o quello di Cavaliero a decretare la volontà societaria. Questo approccio è doveroso nei confronti della proprietà, dei 7000 spettatori, della continuità rispetto ad un percorso in continua crescita.”