“Il mercato difficilmente permette di fare la squadra che si desidera ma noi abbiamo fatto il meglio che potevamo fare. Ci aspettiamo un campionato avvincente, ma al tempo stesso complesso e difficile”. Queste le parole di Sandro Santoro, general manager del Basket Brescia Leonessa, che fa il punto della situazione sul mercato della Germani e delle prospettive che attendono il quintetto bresciano nella seconda stagione dal ritorno in Serie A.
“Siamo partiti con la volontà di rinnovare il gruppo che ci aveva consentito di raggiungere risultati eccellenti, almeno fino a un certo punto della stagione – spiega il GM della Leonessa -. Partendo da Andrea Diana e dal suo Staff, abbiamo cercato di valorizzare i rapporti umani all’interno dello spogliatoio, cavalcando quell’unione di intenti che è venuta fuori nel corso del cammino. L’atmosfera che abbiamo creato ci ha fatto pensare di non dover disperdere quanto di buono si era costruito, partendo da un Coach giovane, preparato e pronto alla consacrazione. In ogni club sportivo il Coach deve essere al centro del progetto se si vuole dare continuità al lavoro che è stato preziosamente impostato.
Per questo motivo abbiamo capito che i rinnovi di Luca e Michele Vitali e di Marcus Landry sarebbero stati il miglior acquisto che avremmo potuto fare in vista della prossima stagione, unitamente alla presenza di David Moss, Lee Moore e Franko Bushati che erano già sotto contratto. Oltre a questo, abbiamo cercato di aggiungere giocatori e uomini che potessero sposare il clima che si è generato all’interno della squadra nella passata stagione e l’acquisto di Brian Sacchetti va in questa direzione: al di là del suo valore tecnico, infatti, il giocatore è umanamente vicino al nostro modo di vivere le dinamiche della squadra e alla nostra visione sportiva”.
“Abbiamo accarezzato l’idea di poter portare a Brescia Marco Cusin, pivot della Nazionale, ma il mercato spesso detta ritmi e variabili imprevedibili che possono modificarsi dalla sera alla mattina – prosegue Santoro -. Questo non ci deve spingere a dispiacerci o rammaricarci: fa parte del nostro mestiere, sappiamo bene come funzionano i meccanismi di mercato e anche per questo auguriamo a Cusin le migliori fortune per l’avventura in Nazionale e con il suo nuovo club. L’arrivo di Aka Fall, giocatore che nella passata stagione abbiamo atteso a lungo per sopperire alla problematica generata dalla volontà di Bruttini di volersi trasferire, occupa una casella che strategicamente potrà essere importante durante la settimana e durante le partite e per questo il giocatore sarà chiamato a dare il massimo dell’intensità, dell’atletismo e dell’umiltà. Non avevamo disdegnato il fatto di avere due centri importanti oltre a Fall, anche per avere a disposizione una rosa più lunga di quello che avevamo inizialmente ipotizzato. A questo proposito, Dario Hunt risponde perfettamente al profilo del giocatore di cui avevamo bisogno sotto canestro e dà certezze al nostro reparto dei lunghi nonostante il mancato arrivo di Cusin, considerata la presenza di Fall nella casella dei pivot provenienti dalla panchina.
Ora resta un tassello, quello relativo al cambio del playmaker. Su questo fronte siamo stati particolarmente attivi, soprattutto in relazione alle nostre possibilità di budget. Abbiamo parlato a lungo con Lorenzo D’Ercole e Marco Giuri ma anche in questo caso il mercato ha seguito una sua onda e i giocatori hanno fatto altre scelte. Questo oggi ci impone di dover scegliere tra due ipotesi: avvalerci di uno dei pochi italiani che sono disponibili sul mercato o virare su un giocatore comunitario, che ci consentirebbe di non spendere un visto ma che andrebbe a occupare la posizione del quinto straniero.
Davanti a questo bivio stiamo facendo una valutazione sull’opportunità di tenere libera la posizione del quinto straniero, in virtù del fatto che durante la stagione il mercato degli italiani è troppo ristretto e troppo limitato per lasciarci la possibilità di intervenire nel caso ci fossero opportunità di farlo, sia per motivi tecnici che di fronte a problematiche legate a possibili infortuni che possono arrivare. Di fatto, durante la stagione è molto più semplice inserire uno straniero che trovare l’italiano giusto che possa essere utile alle nostre necessità”.
“Nel caso in cui dovessimo optare per la soluzione italiana, è evidente che questo potrà comportare dei rischi – prosegue il dirigente della Leonessa -. Partire con il 6+4 ci dà la tranquillità di poter migliorare il roster in qualsiasi momento della stagione, mentre iniziare con il 5+5 non ci dà questa possibilità. Come spesso accade, ci rendiamo conto che il mercato non permette mai di riuscire a fare la squadra che si desiderava, ma concede comunque la possibilità di fare il meglio che si poteva. E fino a oggi noi abbiamo fatto il meglio per le nostre possibilità.
Prendere un giocatore italiano rappresenterebbe una sfida per tutti noi ma aprirebbe uno scenario nel quale poter reagire al meglio alle eventuali difficoltà che una stagione può presentare e con coach Andrea Diana stiamo affrontando tutte queste valutazioni. Oggi Brescia è una squadra che può far bene, anche meglio dello scorso anno, ma per fare questo dovrà passare necessariamente attraverso difficoltà e sacrifici. Non saremo mai la squadra perfetta – e forse non ce ne sono sulla faccia della terra -, potremo avere delle difficoltà ma, qualora dovessero verificarsi, saremmo pronti ad affrontarle.
Per questo desideriamo che tutto l’ambiente sia conscio che ci potranno essere delle difficoltà ma che siamo pronti tutti insieme ad affrontarle, consapevoli ancora una volta che il nostro miglior acquisto sarà sempre quello di migliorare ciò che abbiamo a disposizione, pensando prima di tutto al valore degli uomini e poi dei giocatori”.