Cesare Ciocca, un nome che certamente in regione ha lasciato ottimi ricordi, specialmente in zona Pordenone. Nell’ultima stagione, il tecnico bergamasco si è guadagnato la promozione in categoria superiore proprio con la sua Bergamo, ottenendo un ripescaggio che gli ha dato ulteriore carica anche in vista dell’annata 2017/2018.
Inseguita negli ultimi anni e mai raggiunta sul campo, l’A2 è finalmente arrivata. Era destino, verrebbe da dire, Cece…
“Si, finalmente possiamo parlare di Bergamo in A2. Devo dirti, comunque, che quest’anno la sensazione è che la promozione fosse un traguardo veramente a portata di mano, per il tipo di campionato che stavamo facendo, per i risultati ottenuti e per la coesione della squadra. Le sensazioni erano positive grazie al gruppo che ha sempre lavorato bene, e parlo delle ultime due stagioni, e che era entrato per così dire in empatia con l’obiettivo promozione. Abbiamo fatto un biennio ad alto livello, prima la finale persa con Udine e, quest’anno, le Final Four di Montecatini, giocate con assenze pesanti nel momento decisivo della stagione. Voglio pensare che il risultato ottenuto, seppure al di fuori delle logiche sportive, sia stato il giusto premio a questo lavoro. Ora c’è tanta euforia e voglia di fare bene, personalmente sono molto felice che dopo esattamente 550 partite di B sia arrivata anche per me la possibilità di debuttare in A2. Senza dimenticare, poi, che alla frustrazione generale post Montecatini è seguita anche la possibilità che si smobilitasse, non sono stati momenti facili ma, fortunatamente, tutto si è sistemato, con la ciliegina finale di cui stiamo parlando”.
Campionato nuovo, decisamente impegnativo visto che siete stati inseriti nel girone Est. Serviva una figura esperta, a livello societario, ed è arrivato Ferencz Bartocci, definito dal Presidente Lentsch “il nostro migliore acquisto.
“Personalmente devo ancora prendere contatto con Ferencz e non vedo l’ora di poterlo fare, conosco bene il suo curriculum e le riconosciute capacità dirigenziali che serviranno tantissimo vista la sua grande esperienza. Sono molti anni che lavora con ottimi risultati in questo campionato e, con Stefano Di Prampero, disponiamo di un management di alto livello per affrontare da neopromossi un campionato che sarà duro e impegnativo ma allo stesso tempo stimolante”.
Veniamo alla squadra, vi siete mossi sul mercato con un occhio a quanto succedeva a Caserta ma, di fatto, certi di fare la serie B. Quali sono stati i criteri di scelta nella costruzione della squadra?
“Abbiamo fatto il mercato sulla convinzione che avremmo partecipato alla serie B seguendo, quindi, le regole relative agli under e ai nostri movimenti in uscita. E’ altrettanto vero che alcuni dei nuovi arrivati hanno già maturato esperienze di serie A2 ma qui da noi dovranno rivestire un ruolo di maggiore responsabilità. Alle difficoltà che incontreremo da neopromossi si aggiungono, è un dato di fatto, quelle legate all’elevato tasso tecnico delle squadre del nostro girone, ma spero che i nuovi acquisti si integrino al meglio nella nostra squadra e che con umiltà e determinazione possano sopperire al gap tecnico e di esperienza che incontreremo. Per fare questo, dovremo lavorare più degli altri e cercare di rimanere coesi e sereni quando le cose andranno male. Per tutti noi, società e staff tecnico, giocatori e tifosi, si tratta di un grande esame da affrontare insieme e da cogliere come un’importante opportunità”.
Ci descrivi brevemente i nuovi acquisti? Partiamo da Mascherpa e Ferri, i tuoi nuovi playmaker.
“Giulio Mascherpa, classe 1992, è un giocatore di grandissimo talento che ha giocato da protagonista molti anni in serie B e che arriva a Bergamo dopo l’anno giocato in A2 a Tortona. Dovrà consolidarsi per continuare la sua crescita e diventare sempre più performante. Michele Ferri, anche lui play del 1985, è un autentico leader che ho voluto fortemente per la sua capacità di vivere il basket a 360 gradi. Sono felice di aver due giocatori come Giulio e Michele nel ruolo forse più importante. Sono certo che faranno bene”.
Poi sono arrivati Giovanni Fattori e il pordenonese Davide Bozzetto.
“Fattori è un lungo atipico, può giocare da ala e da centro, bidimensionale potendo colpire anche dalla lunga distanza e potrà “aprire la scatola” col suo tiro da fuori. Giocatore che ci porterà la sua grande esperienza avendo giocato diversi anni in A2. Bozzetto ha respirato la serie A qualche anno fa per poi giocare alla grande in serie B, ha una spiccata intelligenza tattica e potrà darci un contributo importante anche come cambio del centro titolare”.
Da Tortona è arrivata l’ala piccola Massimiliano Sanna e da Chieti, nello stesso ruolo, Luigi Sergio.
“Si, Massimiliano è un’ala di 195 cm dalla grande fisicità, compagno di squadra di Mascherpa nella scorsa stagione. Dovrà sicuramente migliorare il suo rendimento offensivo, specie nel tiro da fuori, è un ottimo contropiedista, penetratore ed ottimo difensore. Sarà il nostro specialista difensivo e dovrà “occuparsi” degli avversari più pericolosi.
Per quanto riguarda Sergio, dei nuovi arrivati è forse quello che ha giocato con più continuità in serie A2, è un “4” molto aggressivo in difesa e vorrei che continuasse a mettere al servizio della squadra le sue qualità, magari guidando i compagni nei cambiamenti difensivi in determinate situazioni tattiche, è un mancino capace di mettere rapidamente palla a terra e pericoloso dall’arco, di fatto un giocatore completo”.
L’ultimo arrivato è il primo giocatore danese nella storia del club, il pivot Jonas Zohore Bergstedt, torre di 210 cm.
“Ci serviva un “5” di ruolo che potesse far collassare la difesa aprendo spazi per i compagni, insieme a Fattori e a Sergio. E’ una scelta in controtendenza rispetto alla maggior parte delle altre formazioni che puntano su giocatori dalla grande verticalità, dominanti nel pitturato, ma per la mia idea di pallacanestro, fatta di letture e vantaggi, credo possa essere un elemento importante che possa ben inserirsi nel nostro sistema. E’ un giocatore capace di giocare spalle a canestro, con piedi veloci e a suo agio nel pick and roll”.
Qual è il profilo che cercate per l’altro spot straniero?
“Stiamo cercando una combo americana capace di guadagnare vantaggi sia per sé sia per i compagni, che abbia punti nelle mani senza per questo monopolizzare il gioco, che si prenda responsabilità nei momenti clou del match. E’ la sfida più importante del nostro mercato, l’offerta di americani è alta ma non ce ne sono tanti con queste caratteristiche. Anche la scelta di Bergstedt va letta in un contesto più ampio, abbiamo un eventuale paracadute in caso di infortuni, lasciando al momento libera la casella per il secondo visto”.
Hai fatto riferimento ai concetti di “letture” e “vantaggi”, pilastri del tuo modo di insegnare basket. Potrebbe essere un’idea rischiosa in un campionato come la A2?
“Sono consapevole di questo rischio ma sono altrettanto convinto che si possa giocare in modo anche diverso e senza l’uso, per non dire abuso, del pick and roll tra i due americani. Certo, questo è il gioco che negli ultimi anni è stato ed è tuttora dominante, noi cercheremo di essere pericolosi con tutti i giocatori in campo e lavoreremo duro per poter portare questa idea anche in A2. Sappiamo che non sarà facile ma non vorrei abbandonare la mia filosofia, pur sapendo che qualche adattamento dovrà essere fatto”.
Parliamo dello sport a Bergamo: l’Atalanta è amata e seguitissima, così come la Foppapedretti in A1 femminile e l’Olimpia Caloni nella A2 maschile. Dura essere cestisti in terra orobica…
“Non è dura, è durissima! Il calcio sappiamo che in Italia è dominante e Bergamo non fa eccezione, soprattutto dopo il campionato splendido di quest’anno. Anche la pallavolo ha una storia di tradizione e successi e alla luce di tutto questo, noi che siamo arrivati per ultimi, dobbiamo meritarci le attenzioni attraverso lavoro e, speriamo, risultati. A2 significa anche necessità di un impianto che abbia determinati requisiti, la necessaria convivenza ci ha fatto orientare verso la scelta di giocare al Palasport di sabato sera per guadagnare l’interesse della città che torna in serie A dopo 16 anni”.
Qual è l’obiettivo di Bergamo e quali sono le tue sensazioni sapendo che incontrerete squadre come Udine ed Orzinuovi con cui avete lottato negli ultimi anni e realtà storiche del basket nazionale, come Treviso, Fortitudo e Verona?
“Sarà un campionato affascinante, complesso e durissimo ma che ci consentirà di andare a giocare contro squadre, come hai detto tu, dalla grande tradizione e dal grande fascino. Leggendo alcuni roster emerge un livello tecnico elevato, non soltanto degli americani ma anche di molti giocatori italiani. Il nostro obiettivo è ovviamente la salvezza da ottenere attraverso sacrificio e lavoro, grande rispetto per le società blasonate ma anche nessun timore. Abbiamo sofferto per come è finita la stagione, rischiato di scomparire per poi ritrovarsi in A2: sarebbe delittuoso non mettere tutto il nostro impegno ed entusiasmo per dimostrare di poterci stare”.
Sei a Bergamo da un paio di anni, con Andrea Vicenzutto e Stefano Di Prampero. Quest’anno, poi, si è aggiunto anche Davide Bozzetto. Insomma, una discreta colonia di pordenonesi doc e d’adozione.
“Questa riflessione mi consente di dire alcune cose a cui tengo tantissimo. Senza mancare di rispetto a nessuno, ho girato in tante piazze ma Pordenone mi è rimasta nel cuore e dopo la notizia che avremmo fatto la A2 non si contano i messaggi e le telefonate che mi sono arrivate proprio da lì. Una manifestazione di affetto che mi ha fatto piacere e che voglio ricambiare approfittando di questo spazio. Una piazza appassionata e nella quale ho instaurato legami molto solidi se rapportati alla durata della mia permanenza in città. Con alcuni pordenonesi si è proprio stabilito un rapporto di amicizia che è proseguito anche a distanza. Mi spiace moltissimo sapere che non ci sia più una prima squadra di livello e mi auguro che la competenza e la passione che ci sono in riva al Noncello siano ripagate al più presto con una squadra che sappia ritornare a riempire il PalaCrisafulli”.
Simone Pizzioli