Bogdan Tanjevic chiama le stelle dell’era Stefanel, e la risposta dei suoi allievi dell’indimenticabile fucina di talenti che ha sfornato campioni di valore internazionale non tarda ad arrivare. Il coach montenegrino che dal 1986 al 1994 ha messo Trieste nel cuore della geografia del basket italiano tornerà per una sera ad allenare i suoi allievi prediletti, tra cui Dejan Bodiroga e Gregor Fucka, che hanno accettato con entusiasmo di partecipare alla gara di solidarietà (aggiornamento all 12 febbraio gennaio 2206 biglietti venduti, l’obiettivo è arrivare ai 5000 del 2017 a Bologna) con la promozione Special Price 10. Un unico biglietto al prezzo promozionale di dieci euro in tutti i settori per sostenere il Charity Partner, Made in Carcere, una cooperativa sociale che produce manufatti confezionati da donne detenute ai margini della società ed impegnata ad attività di reinserimento e nuovi percorsi formativi di vita, con lo scopo di diffondere la filosofia della “Seconda Chance” e la “Doppia vita dei tessuti”.
Intanto c’è già un primo dato da record nella storia dell’Old Star Game: saranno più di 80 i Miti di Trieste e Gorizia, che hanno aderito all’evento in programma domenica 24 febbraio all’Allianz Dome. Confermate dunque le presenze del fuoriclasse serbo, lanciato da straniero a 18 anni da un Tanjevic capace di intravvederne le potenzialità da superstar e del lungo che portò l’Italia guidata da Boscia all’indimenticabile oro europeo del 1999 a Parigi. E il coach montenegrino tornerà in panchina per guidare la selezioni dei Miti di Trieste, raccontando così le sue sensazioni in vista dell’appuntamento del 24 febbraio:
“Sarà bellissimo rivedere tutti, a partire da Bodiroga e Fucka e tutti gli altri come Pilutti, Gentile e Larry Middleton. La presenza di Dejan è una di quelle occasioni incredibili che capitano al di fuori delle programmazioni a lungo termine che mi è sempre piaciuto portare avanti, prima al Bosna Sarajevo, poi a Caserta ed infine a Trieste: difficilmente sarebbe potuto arrivare senza la guerra in Jugoslavia, il suo arrivo alla Stefanel è stata una di quelle cose cadute dal cielo, allo stesso modo fu la scoperta di Gregor che convincemmo a scegliere Trieste ma anche la Nazionale italiana, con la quale poi vincemmo gli Europei del 1999 dei quali fu nominato MVP”.
Fra tanti giovani allievi svezzati dalla cura Boscia, il coach degli Old Star di Trieste mette però una figura diversa in cima alla lista delle persone che rivedrà il 24 febbraio: “La cosa più bella sarà ritrovare Dino Meneghin e tornare a vedersi per giocare una partita: un sogno dentro un sogno, come diceva Edgar Allan Poe riferendosi alla vita. Anche quella squadra in modi diversi era un sogno, e in particolare allenare Dino Meneghin: non c’era giocatore nel basket italiano ed europeo che ho rispettato più di lui, prima è stato un grande avversario e quando ho avuto la possibilità di lavorare con lui è stato un grandissimo onore”.
Bodiroga e Fucka sono ovviamente gli elementi di punta dell’era Tanjevic, nella quale però il tecnico montenegrino ha svezzato tanti altri elementi di altissimo livello che saranno protagonisti all’Old Star Game: “Due grandissimi campioni che hanno fatto la storia del basket europeo, ma nei miei anni a Trieste sono usciti tanti giocatori di alto livello, pensando anche a Pilutti, Sartori, Cantarello o lo stesso De Pol, così come in passato avevo fatto a Caserta lanciando Gentile, Esposito e Dell’Agnello”.
Alla luce dell’entusiasmo con cui tanti protagonisti dell’era Stefanel hanno accettato l’invito di Boscia per l’Old Star Game si coglie comunque un vero e proprio rapporto familiare tra il coach e i suoi giocatori: “Sono anche io molto legato a loro, li considero come una famiglia proprio perchè ho avuto rapporti familiari con persone delle quali ho seguito la crescita non solo come giocatori ma anche come uomini, cercando di aiutarli anche nella vita privata. Ho sempre pensato che il ruolo dell’allenatore fosse anche quello. Questa cosa deriva da un legame fortissimo che condivideva quel gruppo, una cosa ideologica nel condividere le ambizioni per il risultato e non i desideri privati per i soldi o l’affermazione personale. Era qualcosa di più forte di allenare la squadra o giocare con gli stessi giocatori, qualcosa che ancora oggi mi riempie di orgoglio e mi farà stare bene quando li vedrò di nuovo”.
Di sicuro Trieste in quegli anni fu un vero e proprio laboratorio di crescita per tanti talenti, con la visione lungimirante di Tanjevic che colse il talento cristallino di Dejan Bodiroga scommettendo sulla sua esplosione da straniero a soli 19 anni: “Quando lo scelsi ero sicuro di vincere la scommessa: ho grande capacità di prevedere cosa sarebbe potuto diventare un giocatore se fosse venuto nelle mie mani. Con molto allenamento e molto sacrificio, rinunciando a tante cose ma lavorando e sognando, ho sempre immaginato come sarebbe diventato venendo nelle mie mani”.
Il legame forte fra Tanjevic e tanti dei suoi ex allievi si coglie anche nelle recenti nomi di molti di loro negli staff delle Nazionali giovanili dell’Italia (Fucka guida l’Under 16, Cantarello è assistente dell’Under 18 e Middleton dell’Under 14): “Credo molto nella metodologia di lavoro che portavo avanti quando li allenavo a Trieste e loro hanno ereditato nella loro carriera: il modo di lavorare, il volume e l’intensità sono fondamentali, sono aspetti che hanno imparato abbastanza bene. Ho molta fiducia in loro nei ruoli per far crescere i giovani giocatori di oggi”.
Infine Tanjevic fa un appello ai tifosi triestini per accorrere all’Old Star Game del 24 febbraio, con l’unico rimpianto per la sua epoca legato al nuovo ed accogliente impianto teatro attuale delle gare casalinghe dell’Alma: “Spero di vedere l’Allianz Dome con lo stesso numero di presenze delle partite di serie A, ossia circa 6mila spettatori. Il nuovo palazzetto è una meraviglia: lo avessimo avuto noi 25 anni fa un saremmo rimasti fino ad oggi, di certo io non mi sarei mai spostato. A me è sempre piaciuto sposare la causa di una società col presidente e il gruppo dei giocatori: conoscevo i giovani Juniores e Cadetti che stavano crescendo e sapevo quando sarebbero arrivati in prima squadra. Sfortunatamente le condizioni di lavoro non erano adatte per sviluppare le grandi ambizioni di arrivare a vincere di slancio la Coppa Campioni come feci al Bosna Sarajevo: Chiarbola non era adeguato, con un palazzo del genere di quello attuale saremmo rimasti 10-15 anni. Sarà una bella emozione allenare per la prima volta una partita all’Allianz Dome. Quando sono stato invitato, ho accettato subito, perchè sono convinto che Trieste risponderà tantissimo per la sua tradizione cestistica e con il desiderio di fare tanta benficenza per la persona bisognose”.