Eva Da Pozzo ancora capitano delle “volpi”

C’è solo un capitano. E quello se lo terrà stretto coach Massimo Riga nella stagione 2021/22. Eva Da Pozzo è stata confermata nel roster a disposizione del nuovo tecnico della Libertas Basket School. L’ala udinese classe ’95, dopo l’anno di “rodaggio” alla guida del gruppo orange, prosegue così il suo percorso di crescita come leader di un gruppo giovane, talentuoso. Un team che a lei affiderà le chiavi umorali dello spogliatoio friulano.

Dall’Under 15, Eva ha sempre vestito i colori LBS, distinguendosi, in effetti, non solo per doti atletiche e reattività sotto canestro ma anche per carisma e profondo senso del gruppo.

Eva, ancora capitano, a un anno dalla consegna della tua prima fascia.

“Sono felicissima di poter essere il capitano di questa squadra anche per il prossimo anno. Nella scorsa stagione ho avuto la fortuna di avere vicino a me un gruppo che mi ha aiutato tanto a ricoprire quello che per me era un ruolo nuovo. Hanno reso tutto più facile: di conseguenza, in virtù dell’esperienza maturata fin qui, spero di poter dare ancora di più del corso del prossimo campionato”.

Quest’anno aumenterà la tua responsabilità nei confronti delle atlete più giovani: lo ritieni un peso oppure uno stimolo?

“Senz’altro uno stimolo, anche perché so quanto possa essere delicato il passaggio a una squadra senior: ci sono passata anch’io. Per questo, già prima di diventare capitano, ho sempre cercato di dare una mano, di dire una parolina di conforto: è un aspetto intrinseco del mio carattere, che va al di là del ruolo ricoperto. Lo faccio e lo farò ancora con piacere. D’altronde abbiamo tante ragazze giovani, brave, desiderose di crescere: questo ti stimola ancor più a volerle aiutare”.

Che impressione ti ha fatto coach Riga?

Un’ottima impressione. Dalle sue parole emerge la sua grande esperienza e la sua voglia di lavorare. Ritengo voglia puntare molto sulla linea verde, il che è un bene, essendo la nostra una squadra a trazione prettamente giovanile”.

Ufficio Stampa LBS Udine – Simone Narduzzi