Mestre–Desio, intreccio di vita

Ci sono partite che sono pezzi di storia dello sport, che solo a nominarle emozionano: Mestre – Desio è una di queste.

Domenica 17 ottobre alle ore 18:00 al PalaVega arriva Desio, una squadra che si presenta in casa mestrina al comando, 4 punti dopo due partite proprio come il gruppo guidato da coach Andrea Ferraboschi. Dietro la sfida al comando, per quanto possa valere un primato dopo appena due turni, forse per la Gemini e anche per Desio c’è un sapore diverso, perché queste sono due formazioni che, se si guardano alle spalle, si accorgono di aver fatto un pezzo di strada insieme e che i loro nomi sono stati intrecciati dal destino.

Dopo i fantastici anni ’70 e ’80, con Mestre che aveva il più importante vivaio italiano e faceva su e giù fra la serie A1 e la A2, stanno per arrivare gli anni ’90 e le premesse per tenere in alto una società a cui negli anni d’oro era stato costruito un palasport sempre gremito come il Taliercio, simbolo della mestrinità, cominciano a mancare. Una squadra fantastica come la Pepper guidata dall’indimenticabile Gianni Asti nel campionato 86/87 sfiora per due volte la serie A1, prima durante la stagione regolare dove manca il secondo posto solo per differenza canestri, e poi ai playout che a quel tempo potevano comunque condurre alla serie A1, perché è costretta a giocare parte di quelle sfide senza uno dei suoi giocatori cardine come Steve Lingelfelter, pivot che si infortuna proprio nel corso dell’appendice post stagione regolare.

Pieraldo Celada, presidente di quegli anni, per mantenere la squadra in A2 non può far altro che quello che ha sempre fatto, monetizzare parte del gruppo Pepper e puntare ancora sui giovani che, a onor del vero, sono davvero promettenti. Partono fra gli altri Teso, Procaccini, Sfiligoi e Milani, elementi cardine della Pepper, va via anche Gianni Asti e Celada ricomincia da un altro grande allenatore come Massimo Mangano, tecnico che Celada richiama al Taliercio affidandogli una squadra che può contare ancora su Lingelfelter a cui affianca due giovani promettenti come Coldebella e Pilutti, le future carriere di entrambi dicono quanto Celada avesse ragione a dargli credito. In cabina di regia si riaffida ad un altro play già protagonista a Mestre come Colombo. L’altro americano dovrebbe essere Murphy, l’ala piccola diventa Bergonzoni. La stagione però si complica da subito, Murphy salta alla firma del contratto e Celada ripiega su Bilas, oggi commentatore di prestigio della NBA. Alla prima di campionato si capisce subito che l’annata è storta, la Cuki – questo il nuovo sponsor – al Taliercio perde la prima contro Forlì con un canestro di un pivot, Landsberger, che segna dalla sua metà campo sulla sirena. La Cuki paga la sua inesperienza e seppur alternando il talento di Al Wood – Bilas viene tagliato – e poi ripescando Dave Lowrence, retrocede.

Celada allora cerca un’altra piazza dove ripartire e sceglie proprio Desio che ha un tessuto sociale e imprenditoriale in crescita, simile alla Mestre in esplosione degli anni ‘70. Molti giovani dello straordinario settore giovanile mestrino sono costretti a fare le valigie e per continuare il loro sogno di diventare professionisti vanno a Desio. Fra questi c’è una stella che troppo presto ha smesso di brillare sui parquet per splendere in cielo come Davide Ancillotto, forse l’ultimo grandissimo talento del basket italiano prodotto dall’era Celada. Mestre è in B1 con lo sponsor Full, Desio invece in A2 fa molto bene e nella stagione ’88/’89 ai playout conquista la promozione, fra i suoi giocatori ci sono anche Coldebella – Pilutti invece andrà a Trieste – e poi, ai playout, anche Lingelfelter che Celada ha rivoluto con sé.
Anche il sogno di Desio però è solo un’illusione per Celada perché l’A1 terminerà con 0 punti e nel ’94 la squadra sarà sciolta per problemi finanziari. Nel ’96 Celada scomparirà prematuramente in seguito ad un incidente stradale a soli 53 anni.

Ecco perché la sfida di domenica prossima fra Gemini e Rimadesio non sarà solo una partita a basket ma un’altra pagina di storia e, magari, da lassù ci saranno anche Celada e Ancillotto a guardarla. La serie A2 per entrambe è ancora lontanissima ma per Mestre da quel lontano ’88 non è mai stata così vicina come oggi, e anche se il Taliercio non è più casa nostra, godiamoci questa sfida al Palavega con tanto orgoglio per i nostri colori.

Sognare, in fin dei conti, non costa niente.

Articolo di Paolo Lazzaro