Il presidente della Lega Basket Serie A Umberto Gandini è intervenuto durante “Zona Cesarini”, programma in onda su Rai Radio 1, e ha fatto il punto sulla situazione alla luce della emergenza sanitaria che ha portato al rinvio di 6 gare del turno programmato per domenica 26 dicembre: “Ci sono due differenze sostanziali rispetto all’emergenza già affrontata l’anno scorso: la prima, la più importante, è l’esperienza, nel senso che abbiamo già affrontato e gestito una situazione analoga con contagi e con rinvii, sia nel girone di andata che in quello di ritorno, riuscendo a terminare la stagione senza alterare il calendario e garantendo regolarità al campionato. La seconda differenza è che quest’anno abbiamo un’arma in più e cioè i vaccini”.
Il presidente ha poi sottolineato l’importanza di rivedere i protocolli medico-sportivi legati ai casi di positività al Covid: “In un momento di difficoltà non solo per il basket o per lo sport in generale, ma per tutto il Paese, voglio sottolineare che, per quanto riguarda le discipline di vertice professionistiche in particolare, stiamo ancora lavorando su un protocollo medico stabilito dal Ministero della Salute con la Federazione Medico-Sportiva che risale al periodo prevaccinazioni. In pratica oggi ci ritroviamo a dialogare con un provvedimento di 18 mesi fa che non fotografa la situazione alla luce di una campagna vaccinale che, con seconda o terza dose, ha sicuramente immunizzato la stragrande maggioranza dei nostri atleti”.
Proprio per questo motivo, l’ipotizzato obbligo vaccinale per gli atleti non sarebbe una preoccupazione per la LBA: “Io credo che questa decisione, da quello che capisco, sia lontana meno di 24 ore e costituisca un passo inevitabile senza rappresentare un grosso problema per il basket professionistico. Nella stragrande maggioranza dei casi (oltre il 95%), infatti gli atleti sono vaccinati sicuramente una, molti due, alcuni addirittura tre volte. Ma, aldilà di questo, il tema è che la certificazione vaccinale dovrebbe avere un riflesso anche sulla durata delle quarantene e del periodo di malattia. Ci sono casi di giocatori che hanno contratto il Covid nei primi mesi del 2021, hanno completato il doppio ciclo vaccinale e che sono stati trovati positivi per soli tre giorni e senza alcun tipo di sintomo. Purtroppo, però, per colpa di un protocollo che risale al luglio 2020, sono costretti a star fermi dieci giorni. Immagino, invece, che sia molto più difficile da affrontare questa vicenda per le discipline dilettantistiche o comunque anche per la parte del basket non professionistico, dalla Serie A2 in giù”.
“Per quanto riguarda la Lega che presiedo – prosegue Gandini – possiamo solo lamentare una mancanza di coordinamento. Fino al 21 dicembre, abbiamo gestito positività nei gruppi delle squadre senza rinviare nessuna partita e senza alcun tipo di intervento esterno. Dal 21 dicembre a oggi, invece, ci sono stati interventi totalmente scoordinati da parte delle varie ATS locali che hanno applicato provvedimenti che vanno dalla sospensione dell’attività per sette giorni se non addirittura quattordici giorni. Senza tener presente che stiamo parlando di professionisti, di persone vaccinate e ultra-controllate”.
Il presidente conclude commentando la possibilità di ulteriori restrizioni: “È indubbio che la situazione emergenziale richieda interventi di emergenza. Da questo punto di vista, come abbiamo fatto fino ad adesso e non solo nella pallacanestro e nello sport, non possiamo fare altro che fidarci delle istituzioni. Se la situazione attuale richiede un inasprimento delle norme per avere maggior controllo ed avere più tranquillità, io non credo sia legittimo opporsi”.
Uff. stampa LBA