Pau Gasol, il “ritiro” della maglia da parte dei Lakers

7 MARZO

Non una data a caso: in quel giorno, infatti, i Los Angeles Lakers sfideranno i Memphis Grizzlies allo Staples Center. Un match dal valore simbolico molto forte per il centro catalano, che farà fatica a tifare per una delle due franchigie. 

Ma per quale motivo? Molto semplice: da una parte ci sono i Grizzlies, squadra dalla quale è partita la carriera oltreoceano di Pau, chiamato con la scelta N°3 del draft del 2001 da parte degli Atlanta Hawks e poi approdato tramite trade nella franchigia del Tennessee

Qui rimane per ben 7 stagioni, vincendo al primo anno il titolo di NBA Rookie of The Year e portando Memphis all’approdo ai playoff, ma mai superando il primo turno. 

Nel 2008 cambiò tutto, perchè dopo aver assistito al miglior Kobe Bryant in carriera, oltretutto con in mano le chiavi dell’attacco dei Lakers a seguito della mancata conferma di Shaquille O’Neal, allo stesso Kobe venne a mancare un secondo asset come Scottie Pippen fu per Michael Jordan: il nome che cercava rispose proprio a quello di Pau Gasol, arrivato in California a seguito di un maxi scambio con i Grizzlies. 

Pau, nelle sue 6 stagioni con la maglia Giallo-Viola vincerà ben 2 titoli: uno nel 2009, diventando il primo spagnolo nella storia NBA a vincere un anello, ed uno nel 2010 (il cosiddetto back to back), ri-confermando il suo incredibile stato di forma. 

Pau Gasol è stato anche uno dei giocatori europei più forti di sempre a calpestare i rettangoli di gioco americani e non, assieme a giocatori del calibro di Dirk Nowitzki, Drazen Petrovic, Manu Ginobili, Toni Kukoc e tanti altri. Anche con la fortissima nazionale spagnola ha vinto molteplici medaglie Olimpiche, Mondiali ed Europee, dal 2006 al 2019. 

Assolutamente da segnarsi in agenda, quindi, la data del 7 marzo 2023, un giorno importantissimo per il centro catalano, che vedrà il suo numero 16 accanto ad altre 11 leggende della storia dei Lakers come Kobe Bryant, Shaquille O’Neal, “Magic” Johnson, Jerry West e Kareem Abdul-Jabbar, tra gli altri. 

Matteo Torbianelli