Nel professionismo, non è mai scontato l’amore per una maglia, per una società, per una tifoseria. Ecco perché, nel mondo dorato della Serie A (purtroppo adesso Serie A2), l’esempio di Stefano Bossi è una di quelle “mosche bianche” che a noi piace sempre rimarcare. Si, proprio quel giocatore che anni fa aveva lasciato un’immagine indelebile di sè, con la testa fasciata e la mano a battere il petto, all’altezza del cuore: quel cuore che, quest’anno, era tornato a battere al ritmo biancorosso di Pallacanestro Trieste.
Oggi, sui suoi social personali, Stefano ha voluto lasciare il suo messaggio a Trieste, città natale che lo ha visto crescere e poi spiccare il volo verso campionati importanti.
Ho iniziato a giocare alla Barcolana a 5 anni, paffutello e pieno di gioia. Andavo a vedere le partite al palazzetto, ogni tanto pulivo il campo e ad occhi aperti sognavo un giorno di poter giocare davanti a tutta quella gente. Quando realizzi quello che fin da bimbo è stato un sogno, poi devi fermarti un attimo e renderti conto di cosa stai vivendo.
Essere grato.
Auguro ad ogni ragazzo che pratica un qualsiasi sport, di poter vivere il sogno di giocare per la propria città la propria gente al massimo livello possibile. Ogni mattina entrando al palazzo, nei momenti belli ma soprattutto in quelli più brutti, mi sento fortunato, per l’opportunità.
Il rispetto per il tempo dedicato al lavoro quotidiano e la perseveranza per farsi trovare pronti in silenzio, è il dono più grande che questo sport potesse donarmi.
Per me è stata la stagione dell’esordio in Serie A1, delle 100 presenze in maglia pallacanestro Trieste. Ma non solo. Da triestino vivere una retrocessione è stato, ed è tutt’ora, una cosa davvero dura da digerire. Il senso di gratitudine nei confronti della città, della nostra gente e della società non è misurabile, allo stesso tempo questa gratitudine la cullo e deve essere trasformata nel dover restituire qualcosa alla città. Ripeto, Trieste chiede tanto ma restituisce il doppio, sempre.
Da questa stagione mi porto dietro anche e soprattutto questo, essere riuscito a trasmettere cosa può essere cucirsi una maglia e un identità cittadina addosso, avere la responsabilità di tramandarla ,così come hanno fatto Pec e Cava con Coro, Stefano e poi con Lodo e Ruz e me.
Dove lavoro passione costanza , sentirsi triestini e giocare per Trieste vale più di tutto.
Le stagioni passano, le proprietà cambiano e anche i giocatori, americani o italiani che siano, vanno e vengono, quello che rimane sono valori e senso di appartenenza alla maglia.
Per chi è cresciuto tifando la squadra della propria città e avere la responsabilità è onore di difendere i colorì della propria città tutto questo è impagabile.
Trieste grazie. Il sogno è riportare Trieste dove merita.
We”ll be back.
Stefano Bossi