Nella tarda mattinata odierna è stato presentato al Palasport Taliercio il nuovo play/guardia dell’Umana Reyer Max Heidegger che giocherà con il numero 3. Di seguito le dichiarazioni integrali.
Federico Casarin
“Oggi presentiamo Max Heidegger che ringrazio per aver accettato la nostra proposta. È un giocatore che abbiamo cercato anche in estate, ci piaceva e conosceva il nostro coach, ma l’operazione non è andata subito a buon fine. Siamo contenti e molto soddisfatti del suo arrivo perché siamo convinti che possa essere un giocatore ideale per la nostra squadra e possa dare una dimensione e una tipologia diversa al team. Questa operazione dimostra il desiderio di essere competitivi e la volontà di essere protagonisti.”
Max Heidegger
Sono felice di essere qui. Ho ricevuto una grande accoglienza da parte del club, del presidente, dei vari dipartimenti e non per ultimo dei compagni di squadra. Avevo già parlato con coach Spahija quest’estate e quindi sapevo già un po’ cosa aspettarmi, ma è stato un impatto magnifico. Ovviamente i primi giorni sono stati un po’ una piccola corsa contro il tempo, tra jet lag, visite mediche e tutto il resto.
Come hai visto la squadra mercoledì?
Credo che la partita di EuroCup abbia dimostrato come questa squadra con tutti i giocatori in salute possa essere competitiva. Ovviamente Wiltjer ha fatto una grande partita, Tucker altrettanto, ma tutta la squadra ha giocato bene, dimostrando di avere atleti molto forti e di volere ancora competere per questo torneo, provare a entrare tra le prime 6, perché questa è una società che vuole sempre lottare per competere. Quindi vogliamo provare a fare qualcosa di importante anche in campionato. È una squadra di talento, ma che ho già visto sa stare molto bene insieme. Sono entusiasta di poter dare il mio contributo: ovviamente mi serve un po’ di tempo per tornare in ritmo e in forma fisica, per aiutare al meglio la squadra.
Che rapporto hai con il coach? Cosa significa per te il numero 3?
Coach Spahija è una persona che mi piace molto, molto comunicativa. Fin dai primi giorni mi sono trovato molto bene con lui e mi ha già spiegato quale sarà il mio ruolo e cosa si aspetta da me. Ovviamente si aspetta molto da me, sono contento che sia così e lui è una delle ragioni per cui io sono qui. Il numero 3 è uno dei tre che ho avuto in carriera, gli altri due erano già occupati. L’avevo già vestito in un altro paio di occasioni, per cui l’ho scelto.
Come stai fisicamente e cosa pensi del campionato italiano?
Ho giocato l’ultima partita due settimane fa, prima di passare il Natale a casa e prendermi qualche giorno di riposo. Credo che ci vorranno un paio di settimane per essere al 100 per cento: non voglio dire che sono fuori forma, ma penso che ci vorrà questo periodo per lavorare e raggiungere la forma fisica perfetta. Devo dire che il campionato italiano dal mio punto di vista ha sempre avuto una grande reputazione. In passato ho giocato qualche partita contro squadre italiane, c’è tanto talento, ma noi vogliamo diventare una delle squadre più importanti di questo campionato e credo che con tutti i giocatori in condizione lo potremo fare.
Quali sono le tue principali caratteristiche che metterai a disposizione della squadra?
Posso giocare sia da play che da guardia. Sono da sempre un tiratore e metterò a disposizione anche il QI cestistico. Distribuire i palloni, tirare, aiutare la squadra in difesa… in generale cercherò di essere utile al sistema e per farlo dovrò adattarmi al meglio. Integrarsi in una squadra a metà stagione è più difficile, ma ho esperienza e non sono preoccupato per questo.
Sei figlio di un grande sciatore, hai mai pensato a sciare? Che legame hai con l’Austria?
Sicuramente mio papà avrebbe voluto che facessi lo sciatore, ma a Los Angeles, dove sono cresciuto, è difficile sciare (ride). Comunque quando ho potuto farlo da piccolo mi divertivo sempre un sacco. In estate torno sempre in Austria dove c’è la mia famiglia, ho un legame profondo con questa terra. È una delle ragioni per cui sono felice di essere qui, in 2/3 ore la mia famiglia può venire qui oppure posso raggiungerli io quando il lavoro me lo consentirà.
Francesco Rigo
Ufficio Stampa Reyer