Il mondo della pallacanestro triestina piange la scomparsa di un personaggio “cult” della palla a spicchi: questo è uno di quei casi nei quali si associa un nome ed un cognome ad un’intera società.
Al nome “Fabio Fabbri” ha sempre risposto come un’eco, il nominativo “Barcolana”: una società di quelle a conduzione praticamente familiare, che ha sfornato intere generazioni di cestisti che hanno popolato l’universo delle serie minori e continuano a gremire il parquet di tante palestre della città di Trieste.
Fabio Fabbri, triestino classe 1950, da oggi non c’è più: se n’è andato a 71 anni e con lui se n’è andata anche quella carica, quella verve e quella combattività che da sempre lo hanno caratterizzato.
Personaggio di quelli impossibili da non amare per la completa assenza di “filtri” nelle sue filippiche al momento di intavolare accese discussioni, da sempre in panchina si accompagnava con l’altra figura storica della società biancoverde ovvero Ennio Romoli, altro dirigente purtroppo scomparso diversi anni fa.
Ora, la Barcolana, rimane orfana e con lei tutto il mondo della pallacanestro: c’è un angelo in più, lassù, nel paradiso della palla a spicchi. Ce lo immaginiamo seduto su una nuvoletta, al fianco del fidato Ennio, a discutere di pallacanestro per ore ed ore: un patrimonio del basket che se ne va e lascia dietro a sé l’eredità di una miriade di innamorati della pallacanestro che hanno conosciuto questo mondo grazie a lui.