Un antico proverbio senegalese afferma che è 𝘤𝘪𝘦𝘤𝘰 𝘤𝘩𝘪 𝘨𝘶𝘢𝘳𝘥𝘢 𝘴𝘰𝘭𝘵𝘢𝘯𝘵𝘰 𝘤𝘰𝘯 𝘨𝘭𝘪 𝘰𝘤𝘤𝘩𝘪. I suoi occhi hanno sempre parlato, hanno sempre trasmesso un’emozione, in campo con i compagni, con i bambini, con le famiglie e i tifosi. Sono stati però il suo cuore, il suo modo di giocare, il suo modo di essere un giocatore della Dinamo a lasciare il segno, a trasmettere quel senso di appartenenza proprio della sua storia, del suo sogno di diventare giocatore e uomo. Lo ha fatto con semplicità, con il sorriso sulle labbra, lottando, crescendo, passando dei momenti molto duri, reagendo. Diventando un esempio.
L’arrivo nel 2018, le esperienze prima a Cagliari poi a Torino, una prima apparizione fugace nel roster della finale Scudetto del 2019, gli infortuni, la sofferenza, l’esaltazione nella serie playoff con Venezia nel 2022, dove è stato autentico protagonista.
Un anno difficile, la fascia di capitano in campo, le responsabilità, il non riuscire a dare quello che avrebbe voluto. Sempre però con il desiderio di unire e compattare il gruppo, con la consapevolezza di chi sa cosa rappresenta. Il basket a volte ti mette di fronte a scelte diverse, ti fa prendere altre strade, non ti permette di essere sentimentale. Ma i suoi occhi non saranno mai quelli di un avversario, non saranno mai occhi avidi, arroganti, irriconoscenti.
In quegli occhi c’è rispetto, gentilezza, paura e incanto e per quanto uno cerchi di arrivare al fondo, quella profondità non avrà mai fine, anche ad occhi chiusi avremo la percezione che lui sarà sempre uno di noi.
Uff. stampa Dinamo Sassari