Inevitabile, l’abbiamo detto in varie lingue: il movimento cestistico locale non può esimersi da formulare una nuova sinergica costruzione dal basso.
Per questo motivo il Presidente del San Vito Pallacanestro Guido Apollonio e il Presidente Edoardo Covaz con Roberto Ciriello della Servolana, hanno attuato quello che si intende per documento programmatico condiviso; a dire il vero il passo è già stato fatto qualche mese fa, limato ed allargato a realtà interessate. In cosa consiste questa collaborazione? Principalmente sulla costruzione di un macro contenitore di piccoli atleti (minibasket ndr.), spartiti per società d’appartenenza, che diano poi materiale umano per il settore giovanile; settore giovanile che convoglierà nel San Vito (con competenze tecniche condivise), il quale garantirà sempre due categorie sotto l’egida della Servolana. In questo modo lo scambio tecnico è operativo, ed è garantita la serie C al sodalizio servolano.
Attenzione, l’idea su cui fonda questo manifesto non è solo di tipo strutturale, ma anche filosofico: la volontà è quella di riportare nell’insegnamento del minibasket i FONDAMENTALI, bagaglio imprescindibile per un completo godimento dello sport, anche in età avanzata.
“Come può uno scoglio, arginare il mare…” cantava Lucio Battisti, e gli ostacoli da ristrette vedute che in queste decadi hanno caratterizzato le battaglie intestine a livello giovanile, sembrano ridursi di fronte alla marea crescente propositiva. Non a caso ci sono altre due società che stanno definendo alcuni aspetti per convolare anch’esse a nozze (si tiene il riserbo per correttezza nei confronti delle stesse).
E il rapporto con la Pallacanestro Trieste 2004?
Anche questo sembra essere sulla carta molto semplice da esplicitare: collaborativo. Qualora ci sia la volontà di considerare paritetico il tavolo su cui stilare punti programmatici, non ci sono motivi ostativi per far si che la prima società cittadina diventi il principale sbocco degli atleti dal vivaio.
E dirò di più, quasi sempre l’ambizione in ogni giovane cestista di giocare per la maglia della propria città, parte dal rispetto che questa riversa su chi l’ha cresciuto; troppo spesso negli ultimi anni l’arroganza ha infastidito a tal punto da stemperare sensibilmente questo richiamo, troppo spesso l’imposizione ha sgretolato l’ideale sogno adolescenziale.
Intanto si è partiti, ora si tratta di alzare ancor più la marea, e Trieste avrà il proprio Risorgimento baskettaro giovanile.
Raffaele Baldini (www.cinquealto.com)