La serie non è cambiata, ma se Reggio… di Raffaele Baldini

Achille Polonara, ala della Pallacanestro Reggiana.

Quasi sempre l’EA7 Milano ha mostrato i propri limiti… per presunzione. E questo fa pensare, in quanto il DNA del proprio coach non contempla quel tipo di approccio (oddio,  non so che allenatore lo contempli), nemmeno con un ampio margine di vantaggio sul 2 a 0. L’espressione di cotanta indolenza? Gentile nervoso e dalle letture incomprensibili, lunghi poco “cattivi” in area pitturata (e mal serviti), esterni pigri. Il tutto condito da una difesa lenta e accondiscendente.

Sul fronte opposto la versione che piace tanto agli italiani: la più debole Reggio, animata da orgoglio, carattere e decisa a combattere lanciando la stampella (in questo caso quanto mai appropriato, visti gli infortuni) contro il panzer targato Olimpia. Un po’ come per la Juventus nel calcio, così il “resto” dello stivale ha gioito scomposto alla “lezione” reggiana a Milano, immedesimandosi in quel combattente boccheggiante dalla “faccia cattiva” (Della Valle ndr.).

Vorremmo dire che la serie è riaperta, ma razionalmente non è così. Semplicemente è la classica pausa rigenerante per riproporsi decisi in gara 4; a quel punto, portando sul 3 a 1 il vantaggio, non ci sarebbero più rischi all’orizzonte.

C’è un però, ed è quello esplicitato in sede di vigilia “emiliana”: il PalaBigi, la propria gente, la simbiosi con la squadra e il proprio coach, rende tutto dannatamente imponderabile. Si, cinque singole dita non possono nulla contro la forza di una mano; la Grissin Bon fra le mura amiche ha un atteggiamento diverso, la fatica è uno sprone a superare i propri limiti, le deboli resistenze viste al Forum non sono manco accennate dentro il “catino” di casa. C’è solo un giocatore che necessariamente deve elevare il proprio stato di aggressività: Achille Polonara. Troppo “pulito”, troppo morbido e in una versione annacquata rispetto a quella con Sassari dello scorso anno. Con il rientro di Pietro Aradori, il suo possibile cambio d’approccio e un’incidenza in crescita di Veremeenko… e allora si che potremmo assistere a qualcosa non previsto.

Ah, un’ultima considerazione personale, la regia di De Nicolao mi piace da matti, così come la gestione degli uomini da parte di Massimiliano Menetti.

Raffaele Baldini (www.cinquealto.com)