L’America si ferma, tante luci nella notte europea accompagnate dal suono della moka per litrate di caffè; tutto e solo per gara7, tutto per la sfida decisiva nella finale NBA fra Golden State Warriors e Cleveland Cavaliers.
L’inizio è tutto per il “cagnaccio” Green , che sfoga la frustrazione delle ultime partite segnando da fuori e attaccando il ferro; non c’è l’ondata gialla iniziale che ci si poteva aspettare, i Cavs sono nel match grazie a tutti gli effettivi, con Love dominante. Il primo quarto è un’altalena di padrone, non c’è un break deciso e due liberi di LeBron James chiudono il primo quarto sul 23-22. “King” James è una forza della natura, le penetrazioni sono un concentrato di potenza ed efficacia, e in una partita in cui si fatica a segnare da fuori, è un bell’andare. Primi quindici minuti degli “sdeng-brothers” più che “splash-brothers”, troppe conclusioni fermate sul ferro, Schumpert con giocata da quattro punti riporta avanti gli ospiti: 29-31. L’unico in maglia bianca (a strisce gialloblu) ad avere continuità è Drymond Green, orso carismatico e arma tattica fondamentale nel momento in cui Curry e Thompson sono imbavagliati; dalla parte opposta si mette in moto Kyrie Irving, finale che si fa bellissima, mantenendosi equilibrata. Un uomo posseduto, Green, una prestazione clamorosa in 24 minuti perfetti, primo break dei padroni di casa e +7 sul tabellone; squadre all’intervallo sul 49 a 42.
E’ il momento degli esterni alla ripresa delle ostilità, 5 punti di Thompson da una parte, 6 di J.R. Smith, un canestro di Irving e nuova parità. Non c’è proprio inerzia credibile, le squadre fanno e disfano con una velocità impressionante, Cleveland torna avanti grazie alla penetrazioni al ferro: 59-65 con l’ennesima magia di Irving. Tante gite in lunetta da ambo le parti con il bonus speso, la lotteria favorisce i Cavs ma nella logica isterica di questa fantastica gara 7 non è possibile non registrare il rientro veemente degli Warriors; fine terza frazione sul 76-75. Escono i tiri da tre punti di Golden State, ma nel momento più “ignorante” Curry rimette da 8 metri la tripla della parità, anzi no, del vantaggio con Thompson: 85-83. il “Re” James in proprio per 6 punti consecutivi e nuovo vantaggio esterno, il finale è carico di pathos e degno coronamento di una sfida epica. Si comincia con due minuti di straordinario “nulla” offensivo, merito di difese al limite della perfezione, il “gol” non arriva e siamo a quota 89 a poco più di un minuto dal termine. Irving inventa una tripla mostruosa, Curry non replica e dalla lunetta il predestinato chiude e manda i titoli di coda: finisce 89-93, James e Cleveland riscrivono la storia chiudendo una rimonta storica e, per quello che si è visto, giusto così.
Raffaele Baldini (www.cinquealto.com)