Fonte: La Gazzetta dello Sport a cura di Massimo Oriani
Dmitry Gerasimenko, mai uno banale, sempre al centro dell’attenzione, parla del futuro, partendo però dallo scetticismo sul suo conto:
«Sono solo voci. Non voglio controllare nessuno. Appena arrivato ho visto cose che non mi piacevano, giocatori che bevevano, che passavano le notti a Milano nei club. Cose che non potevo accettare. Andando avanti così non saremmo sopravvissuti in Serie A. Il livello dei giocatori era da retrocessione. Per quanto riguarda i cambi, non sono l’unico. In finale Vtb il patron dell’Unics è andato in panchina dopo una sostituzione e ha chiesto al suo allenatore di rimettere il giocatore che aveva appena tolto. In diretta tv. Io poi parlo solo con gli arbitri. Mi hanno anche dato tecnico, ma non sono nemmeno tesserato. Ho protestato e volevano darmene un secondo! Ma ora ho più rispetto nei loro confronti, il livello in Italia è molto alto. Chiunque perde si aggrappa all’arbitraggio, ma qui non ho mai visto fischi sospetti. Gli errori li fanno tutti. Ne ricordo uno in particolare in Fiba Europe Cup contro il Tartu, era un donna di una scuola arbitrale, ma quella partita la perdemmo perché i miei giocatori non hanno le palle, non per colpa sua».
E il mercato di Cantù…
«Il primo sicuramente sarà Dmitry Gerasimenko. Ho promesso ai miei tifosi che giocherò almeno una partita, minimo 20′ con almeno 6 punti. Ho fatto un’offerta a 5 giocatori che hanno vinto il titolo Under 20, ma non per farli sedere in panchina, perché facciano parte delle rotazioni. Gli daremo la chance di mettersi in mostra in uno dei club più famosi d’Europa». Un sogno? «Ho mezza bottiglia di vino rosso che mi sono ripromesso di finire quando batteremo Milano. Spero accada la prossima stagione». I soldi. Ci sono? Qualcuno ha dubbi. «Quando avrò bisogno di qualcuno che li conti metterò un annuncio sui giornali. La mia squadra in Russia è stata la prima a chiudere in attivo e l’anno prossimo farò lo stesso con Cantù». Non è che una mattina ci svegliamo e Gerasimenko è sparito? «Tranquilli, non vado da nessuna parte. La mia famiglia è qui, non mi muovo».