Quaranta minuti (e forse più) per un sogno chiamato Rio: Italia, con l’entusiasmo di 15 mila tifosi del PalaIsozaki e le “palle piene di perdere”, e la Croazia dalla tradizione infinita ma anche da una inconsueta vena polemica sull’arbitraggio. Insomma, tutti gli ingredienti per una calda, caldissima finale…destinazione Brasile.
Kruno Simon fa e disfa ad inizio partita: segna, prende un tecnico dopo nemmeno due minuti e l’aggressività croata è tutta in questi segnali; il punteggio si muove con il contagocce, 3-2 per balcanici. Nervosismo palpabile, anche Bargnani partecipa al “castigo” delle giacchette grigie: tecnico e secondo fallo pesante, necessario l’ingresso repentino di Cusin. Si interrompe il match per la gioia dei protagonisti, problemi tecnici che raffreddano l’ambiente (e l’umore di Gianni Petrucci). Alessandro Gentile al suo meglio, ovviamente attaccando il canestro con potenza, ma le bocche da fuoco Simon-Bogdanovic fanno male da oltre l’arco; Marco Cusin entra e incide, Italia in vantaggio 9-10. Nel momento migliore azzurro Gentile spreca due palloni innescando il rientro croato, primo quarto infinito chiuso 19-12. I croati sfruttano i mis-match favorevoli con i tempi giusti, vola a +10 la Croazia; la fisicità in aumento favorisce la batteria a disposizione di coach Petrovic, tanti liberi (messi a segno) rimettono gli avversari avanti di undici punti. Torna l’orgoglio NBA in campo, unito alla difesa tornata competente, -5 griffato Gallinari-Bargnani. Bogdanovic fa quello che vuole sui 28 metri, e quando viene bloccato vuol dire che è frutto di metodi illeciti: tanti liberi, ma Danilo Gallinari predica pallacanestro: 31-30. Allungo firmato ovviamente Bogdanovic, squadre all’intervallo sul 39-34.
Il leader maximo, Danilo Gallinari, e tutti i pretoriani dietro a seguire; sulla volata in contropiede e il gioco da tre punti del Gallo il PalaIsozaki esplode, ed è vantaggio Italia 39-42. Torna la saracinesca azzurra difensiva, tutti e cinque gli effettivi e mettere le mani e il corpo addosso, quattro falli di Hackett ma non si può prescindere dall’aggressività; Simon però è una sentenza, 45-44. Croazia che non si demoralizza di fronte a nulla, stesso solidissimo approccio al match; terzo quarto chiuso sulla tripla di Datome, 54-52. Melli strepitoso per efficacia e presenza a rimbalzo, e su una sua stoppata non valida del biondo d’esportazione, tecnico a Petrovic: 54-55. In area pitturata Saric e Planinic usano il corpo in maniera magistrale, coach Messina chiama time out per fermare un nuovo momento di poca lucidità offensiva. Saric domina con tecnica e fisico, allungo croato che può risultare decisivo: 63-55. Sono sempre i secondi possessi a fare male agli azzurri, un moto perpetuo che non viene arginato; Belinelli con una magia riapre il match, Hackett segue e il pubblico torna bollente sul -1. Vantaggio di Melli su un assist al bacio di Gallinari, ma c’è un quinto fallo dubbio sul miglior giocatore dell’Italia; molto del gioco offensivo per gli azzurri passa per le mani di Marco Belinelli. Bogdanovic castiga alla sua maniera sul lato destro con arresto e tiro, Belinelli non risponde e Simon dalla lunetta mette la Croazia avanti di 2 punti: 70-68 a 21 secondi dal termine. Azione finale con Belinelli che sbaglia una grande penetrazione, ma Melli in tap in segna il pareggio a 5 secondi dalla fine, overtime.
Supplementare con gli azzurri stanchi, stanchissimi e la Croazia affidata al talento cristallino di Saric; una tripla di Simon spacca gambe per il +5. Aradori ci prova con coraggio, ma Bogdanovic chiude la sfida da oltre l’arco dei 6,75: finisce 84-78, la Croazia meritatamente va a Rio, l’Italia fallisce l’ennesima occasione e, quello che è più grave, è che lo fa con la squadra più forte di sempre.
Raffaele Baldini (www.cinquealto.com)