Fonte: claudiopea.it
Da che parte sto? Boh, sinceramente stavolta proprio non lo so. Dispiacendomene anche un po’. Dal momento che non è da me, manicheo convinto, non prendere una posizione netta sulle cose e sulla gente. Affermano i saggi: i panni sporchi non si lavano in piazza. Ma se uno, come Livio Proli, ha un rospo in gola da cento giorni perché non dovrebbe sputarlo appena può? Tanto più che, giornalisticamente parlando, la sua sincera confessione di due pagine a Mamma Rosa ha svegliato di soprassalto la vecchia fattoria ia-ia-o caduta in letargo dopo la tragedia del preolimpico di Torino e il crollo di tutti i sogni a cinque cerchi. Così come è pure vero che Alessandro Gentile poteva tacere e non manifestare la sua insofferenza nei confronti di una Milano che in fondo non l’ha mai amato e l’ha pure spesso fischiato. Senza ragione. O no? Di certo Proli e Gentile erano pappa e ciccia sino alla notte del 13 giugno scorso. Quando a Reggio Emilia l’Armani ha vinto il suo secondo scudetto in tre anni e il figlio di Nando se ne uscì come una sparata che a molti, ma non a me, è sembrata intempestiva. In pratica disse a denti stretti: “Me ne vo”. Rovinando la festa al suo presidente e inevitabilmente guastando i rapporti tra i due. Ma purtroppo non aveva già fatto i conti con l’oste.
Tornando a bomba, e senza dover arrivare a Roma, ma solo en passant confermando, come vi andavo pure dicendo da mesi, che Virginia Raggi avrebbe detto no alleOlimpiadi del 2024, “sarebbe una candidatura da irresponsabili”, non ci piove insomma che anche Proli e Gentile si volessero quest’estate separare. E quindi non mi meraviglio che gli abbia tolto la fascia di capitano e l’abbia stretta al braccio di Andrea Cinciarini. Però se devo essere sincero in fondo, e lo sono quasi sempre, non ho capito la ragione per la quale il presidente dell’Olimpia ha messo in discussione le qualità umane di Alessandro e il suo “senso del dovere anche lontano dalla società”. Il ragazzo sarà magari anche antipatico, soprattutto a chi non lo conosce bene, e non sarà nemmeno uno stinco di santo, ma la stoffa e pure la pasta sono senz’altro buone. Che poi Cinciarini sia più legato di lui alla gloriosa maglia di Milano questo un giorno Proli me lo dovrà anche spiegare. E comunque, nel frattempo, lo invito a chiedere informazioni del caso alla Grissin Bon di Reggio Emilia. Della quale il Cincia avrebbe dovuto essere il capitano nei secoli dei secoli. Amen.