E’ stata sicuramente una delle notizie più tristi dell’estate cestistica regionale: parliamo della rinuncia del Tarcento Basket ai campionati nazionali. Una realtà, quella friulana, che è arrivata al vertice della C Gold (secondo posto al termine della regular season 2016/2017 dietro a quella San Vendemiano che è stata poi promossa in Serie B) e che è arrivata ad un passo dalla conquista della Coppa Italia LNP. Tanti nomi importanti, a partire da coach Alberto Andriola passando poi per giocatori del calibro di Munini, Gaspardo, Vidani: tutta gente che ha giocato in categorie superiori e che ha permesso al sodalizio biancoverde di fare il salto dalla C Silver alla Gold. Struttura solida, con un ambiente appassionato e che ha “fame” di pallacanestro: il tutto coordinato da una figura carismatica com’è quella di Alessandro Tesini, il vulcanico presidente del Tarcento Basket, che con le sue iniziative non ha mai mancato di far comprendere che cosa voglia dire professionalità e amore per la pallacanestro. Qualità che traspaiono immediatamente, dalle sue parole e dal suo sguardo: occhi che si accendono, quando gli parli di quella meravigliosa palla a spicchi che per lui significa tanto e, spesso, va ben oltre il semplice parquet.
Tarcento Basket, una realtà che dalla vetta della C Gold e dalla finale di Coppa Italia di categoria si è ritrovata in Serie D: il tutto ha fatto notizia ma lei, presidente, non ha affatto chiuso i battenti.
“Che cosa è successo in quest’estate? Diciamo che la differenza l’hanno fatta le mancate risposte da parte di alcune aziende, cosa che poi mi ha indotto a chiudere i battenti con i campionati nazionali ed a ripartire dalla Serie D. Ho, però, una mia convinzione: chi gravita nel mondo del basket ha una marcia in più rispetto agli altri sportivi, per cui proseguo nel progetto di dare a Tarcento un movimento di pallacanestro di un certo tipo”.
Si parla spesso delle difficoltà economiche legate al mondo della pallacanestro, specialmente per le “minors”. Qual’è la sua opinione in merito, specialmente dopo l’esperienza di quest’estate?
“Qual’è il vero problema? Che spesso i giocatori danno aria alla bocca: la maggior difficoltà che ho incontrato, nel costruire la rosa della prima squadra quest’estate, è stato quando i giocatori mi venivano a domandare le condizioni economiche della società. Questo è l’unico caso in cui rimpiango la politica piuttosto che lo sport”.
Tarcento non lascia, ma raddoppia: quali sono gli obiettivi a breve e medio termine della sua società?
“Il progetto? E’ quello di tornare in C Silver in tre anni, con una squadra composta per metà da giocatori formati nelle giovanili di Tarcento. Ho tenuto coach Alberto Andriola alla guida della prima squadra proprio per una conferma della credibilità del progetto e ci siamo tolti delle soddisfazioni nella prima uscita amichevole contro la Collinare Fagagna, dove abbiamo pure avuto la conferma di poter disporre di due esterni letali come Devid Noselli e Andrea Moznich”.
Parlando di giovanili, lei ha costituito un interessante pool legato al pedemontano, coinvolgendo anche altre realtà: quali sono le difficoltà di intraprendere un percorso del genere?
“Certamente, se paragono la realtà di Tarcento a quelle di Feletto, San Daniele, Ubc Udine, Cbu Udine si parla di numeri: andiamo a parametrare un bacino di 20.000 abitanti con territori che vanno dai 60.000 ai 100.000, per cui in questo caso vale la legge delle proporzioni. Abbiamo alcune annate che hanno dei “buchi”, ma cerchiamo comunque di lavorare bene e in questa stagione proporremo due gruppi, una Under 15 ed una Under 16, composti da giocatori provenienti dalle zone limitrofe. Abbiamo buoni rapporti con Gemona, Tricesimo e Tolmezzo: proprio quest’ultima realtà fornisce degli allenatori ed istruttori bravi e preparati come Piccottini, Cuder e Tamigi e, fra i giocatori che abbiamo, troviamo il figlio di Mauro Stoch e quello di David Londero, quindi abbiamo dei nomi ben conosciuti nel nostro entourage”.
Che cosa rappresenta, per lei, la pallacanestro?
“Il basket? Riempie i miei vuoti affettivi, specialmente se penso alle giovanili. Abbiamo tanti bravi ragazzi, ad esempio un giocatore della Under 16 che è originario di Belgrado ed è un campione di scacchi, oltre a parlare perfettamente italiano. Ha una visione di gioco incredibile, un playmaker fatto e finito che potrà arrivare a giocare in prima squadra fra un paio di stagioni, ma sono convinto altresì che sacrificherebbe volentieri qualche minuto pur di far mettere in luce anche qualcuno dei suoi compagni”.
Dunque sono le giovanili che, in un modo o nell’altro, rappresentano la “faccia pulita” della nostra pallacanestro?
“Il bello del basket? La felicità me l’ha data anche una gara giovanile che abbiamo fatto contro la Falconstar: ho la fortuna di avere una casa abbastanza grande, dove finora ho spesso organizzato feste per il Tarcento Basket. Ebbene, dopo la partita Tarcento – Falconstar quest’estate, abbiamo avuto la possibilità di festeggiare tutti assieme, proprio a casa mia. Poi, la consueta presentazione annuale che facevamo ogni anno, questa volta è stata una cosa più “ristretta”, organizzata unicamente per far prendere contatto ai tesserati con lo staff medico e dirigenziale”.
Siamo alla disperata ricerca di una soluzione per rilanciare il movimento: ma dove sta l’inghippo, secondo Alessandro Tesini?
“Il meccanismo legato al denaro, secondo me, è indecente: non si capisce più il significato reale di ASD, ovvero associazione sportiva dilettantistica. C’è un grosso equivoco attorno a questo tipo di realtà e devo dire che, per me, è difficile riconoscermi nel momento in cui siamo affiliati ad una federazione che spende milioni per organizzare il Preolimpico a Torino e non interviene minimamente sull’attività di base. Personalmente non vivrei come un’estorsione il discorso dei premi NAS, se vedessi che questi soldi vengono investiti in un certo modo: in questi casi, rivendico il primato della politica, dove non sono consentiti gli “equivoci”, specialmente negli ambiti dove è necessario essere decisionisti”.
Quindi parliamo di maggior responsabilizzazione: e che cosa fa il Tarcento per recitare la sua parte, in questo?
“Quest’anno ho preteso che gli atleti si associassero al Tarcento Basket e così anche almeno un genitore per ogni ragazzo, proprio perchè voglio che tutti siano chiamati a decisioni forti ed obiettive. Buona parte delle famiglie ha pensato che questo fosse un meccanismo per “estorcere” una tessera in più, ma in realtà questa è una decisione presa perchè voglio mettere in sicurezza il Tarcento Basket e responsabilizzare tutti coloro che ne fanno parte”.
Pallacanestro come associazione, ma anche intesa come responsabilità sociale e consapevolezza di far parte di un territorio: un territorio che magari non avrà un bacino d’utenza ampio ma, con passione e serietà, continua a far parlare di sè. Alessandro Tesini non si arrende, ma anzi riparte con rinnovato entusiasmo e con un progetto ben preciso e delineato; ce ne fossero altri, di dirigenti così…