Parte la finale impossibile di Supercoppa, i lupi affamati di Avellino contro la corazzata Milano. Non c’è ovvietà in una partita che si consuma in quaranta minuti, nulla è scontato pur considerando che la più forte gioca fra le mura amiche. La palla a due apre una storia con un finale tutto da scrivere… e tutto da godere.
Corre subito la squadra meneghina sfruttando la lentezza di rientro di Fesenko, l’onda d’urto biancorossa produce un perentorio 0-7. Basket pulito offensivamente da ambo le parti, con silenziosa accondiscendenza delle difese, match piacevole e riequilibrato grazie al rientro irpino: 7-9. Obasohan abusa del suo ispirato momento in quel di Milano, ma dalla parte opposta Simon è ispirato dallo scorso anno; Scandone Avellino che difende malissimo, Olimpia che castiga ogni amnesia creando un mini-break a proprio favore sul +7. Simon esaudisce anche le preghiere in esitation da tre punti, finale di primo quarto 19-23. Migliora l’aggressività irpina ad inizio seconda frazione, necessità per non giocare la partita ad altissimi punteggi; Rakim Sanders è l’uomo dei parziali, il leader offensivo che incide sempre e comunque, +10 EA7 con l’ennesimo punto esclamativo dai 6,75 di Kruno Simon. Nel massimo sforzo degli uomini di Repesa la Scandone Avellino ritrova la sostanza dei complementi, tutti allineati dietro al timoniere Ragland; Obasohan dalla lunetta riporta i lupi sotto di 4 punti (29-33). Tanto (troppo) gioco perimetrale per gli irpini, Fesenko fa il centro boa soffrendo di solitudine, manca la profondità necessaria e la difesa milanese fa poca fatica ad arginare l’avversaria: 29-39 e time out Sacripanti. Hickman il chirurgo, punti dal peso specifico importante, anche dalla lunetta; si va all’intervallo con un vantaggio comodo EA7 sul 34-44.
Nuovo beneficiata per gli attacchi delle due squadre, nel tiro a segno chi ha da perdere è quasi sempre la Scandone; l’antisportivo fischiato a Leunen è il primo segnale dai connotati decisivi, 39-54 e time out immediato Sacripanti. Non c’è più partita, EA7 che domina su tutti i lati del campo, Simon scherza con la sua vena balistica, +18. Jasmin Repesa prova a dare un senso emotivo al match facendosi affibbiare un tecnico per “invasione di campo”; Fesenko sfoga la frustrazione offensiva con un antisportivo su Dragic e la partita virtualmente manda i titoli di coda sul 42-63. Finale di terzo quarto con lieve limatura irpina, 51-67. Ultimo quarto per gli archivi statistici, Kalnietis affonda la lama nel burro di una difesa avellinese più demotivata che incompetente; Green e Ragland sono gli ultimi a deporre le armi. Si divertono tutti in casa meneghina, McLean da tre e Hickman in zingarata, Avellino risponde ma senza credere ad una possibile rimonta; finisce 72-90, EA7 che dimostra quanto la stagione italiana può diventare una passerella gloriosa, per la Sidigas la soddisfazione di un altro palcoscenico nobile vissuto, cercando una chimica ideale in vista del campionato.
Raffaele Baldini (www.cinquealto.com)