Fonte: Il Mattino di Avellino, a cura di Giuseppe Roca
Sarà uno dei due ex di domenica prossima insieme ad Anosike: Daniele Cavaliero è un veterano della serie A. Questa è la sua diciottesima stagione in massima serie: è terzo per presenze (477) alle spalle del suo attuale compagno di squadra, Massimo Bulleri, e del veneziano Tomas Ress. Eppure il suo aspetto ed il suo approccio entusiasta, a volte impulsivo e orgoglioso per la carica che mostra nello sposare le cause, è quello dell’eterno ragazzo.
Il play triestino ritrova la sua ex squadra con cui conserva un legame particolare dopo aver vissuto tre stagioni in biancoverde diverse tra loro: 2007-2008 e poi dal 2013 al 2015. Il rendez-vous peraltro avviene in un momento difficile per la sua Varese, come conferma lo stesso Cavaliero.
Cavaliero, tre sconfitte consecutive: come arrivate alla sfida di domenica? «È un momento complicato come peraltro, mio malgrado, mi è capitato spesso di vivere nelle ultime stagioni. Sono state sconfitte differenti. A Klaipèda e a Pistoia abbiamo disputato due gare deludenti in cui non abbiamo onorato la canotta. Martedì contro il Paok c’è stata la reazione, ma non è bastata. Accendere la luce solo a tratti non è sufficiente, abbiamo bisogno di altro. Ora affrontiamo uno dei top team italiani che in settimana è stato capace di vincere senza il suo uomo di punta, Ragland, in un campo sempre difficile come la “Petrovic Arena” di Zagabria».
Maynor, Bulleri, Avramovic nel roster di Varese, ma Cavaliero non teme la concorrenza: 15 punti contro Pistoia e 12 contro il Paok con 7 rimbalzi. Nei momenti di difficoltà è sempre l’ultimo a mollare. «Cerco di dare quello che ho per ciò che mi viene chiesto. Non sempre riesco a essere incisivo. Una difesa, una botta, un canestro, una pacca sulla spalla: sono un soldato di questo piccolo esercito di 12 uomini. Abbiamo il talento e la profondità per competere e bene, sia in Champions che in campionato. Non c’è dubbio però che, essendo alla ricerca di certezze e punti di riferimento, l’impegno in Coppa ci sottrae tempo in palestra. Abbiamo l’esperienza per tamponare questo gap».
Domenica ritrova Avellino. Come giudica la sua ex squadra?
«Riconfermato lo staff tecnico e un buon nucleo della squadra passata, hanno preso un italiano importante come Cusin, già conosciuto dal tecnico e da alcuni suoi compagni. Intorno a questo nucleo stanno inserendo i nuovi arrivi. Mi sembra una squadra fisica e profonda, attrezzata per arrivare fino in fondo».
A Marco Cusin la legano gli esordi comuni a Trieste. Che cosa le ha raccontato di questa Sidigas?
«Lui si sta trovando bene, la squadra è buona, ci si allena con continuità nonostante la Coppa. Del resto Marco è un pignolo, sa come lavorano le squadre che alla fine riusciranno a raggiungere certi risultati».
Un giocatore per cui nutre una stima particolare?
«Ho sempre ammirato Marques Green. È estremamente intelligente, sa quello che serve alla squadra. Se c’è da prendere un solo tiro, lo prende e magari lo segna anche. Ma non c’è solo lui. Ragland è fondamentale nell’uno 1 contro 1, Leunen è il metronomo, il secondo play in campo. Sanno giocare a basket, hanno un anno di storia insieme alle spalle e sono da esempio per i compagni».
Tra Cavaliero e Avellino c’è un rapporto speciale. «Resto tifoso della maglia bianco-verde. Ho vissuto una stagione speciale e due un po’ difficili. Se guardo al cammino della Sidigas dello scorso anno, mi resta il rammarico di non aver fatto parte di una squadra di nuovo vincente. Avellino è una delle città che più mi è rimasta nel cuore, sia per le persone che ho avuto modo di conoscere in società, sia per i tanti amici che sento settimanalmente. Molti di loro sanno che li aspetto domenica a Varese».