Da: Il Piccolo a cura di Raffaele Baldini
L’Alma Trieste formato trasferta ha la consistenza di una squadra coerente con il ruolino di marcia: più fragile mentalmente, lenta nell’esecuzione dei giochi, incapace di comandare fisicamente una sfida. Nessun allarme e nessuna isterica corsa alla riparazione. Le falle strutturali sopra esposte hanno il volto imberbe di un gruppo giovane, senza rughe che garantiscano l’esperienza per giocare a questo livello, prendendo atto di una qualità dei singoli proporzionata con gli obiettivi prefissati dalla società ad inizio anno.
Questo non vuol dire accettare passivamente la situazione, semplicemente è una presa di coscienza ad una logica collegata alle sconfitte con Treviso, quelle a casa della due bolognesi e con Roseto. Tutte compagini che ci precedono, tutte (forse gli Sharks un pò meno) con un quid in più che fa giurisprudenza. Eugenio Dalmasson già in sala stampa della Unipol Arena aveva esplicitato il suo pensiero sulla questione, affermando che questo gap è figlio soprattutto di una fragilità evidente fuori dalle mura amiche. E non basta il primo quarto giocato dignitosamente: “sia chiaro, già nei primi dieci minuti si erano viste diverse amnesie nostre che hanno prodotto punti facili virtussini. Poi, quando la partita è diventata vera, siamo stati incapaci di arginare l’atteggiamento aggressivo avversario, subendo pesanti pugni in faccia. E questa è una cosa che proprio non riesco a digerire: accettare inermi un parziale come quello del secondo quarto è rassegnazione di chi non vuole ambire a qualcosa di più importante. Un’altra variabile incidente è stata la mancanza di energia; non abbiamo mai trovato il ritmo, correndo in maniera scriteriata e gettando al vento tanti palloni. Segno tangibile di una mancanza di lucidità.”
Per non fare un “copia-incolla” dei discorsi formato trasferta, cosa può cambiare in proiezione?
“Può cambiare la volontà dei miei giocatori di diventare professionisti migliori. Alcuni dei miei hanno un evidente atteggiamento diverso: in casa acquisiscono fiducia e sicurezza, fuori casa palesano tutta la loro fragilità. Se non si vuole vivere da mediocri, è necessario strutturarsi a livello di personalità e di conoscenza; non è un caso che Pecile, sino a quando ha avuto energia, e Cittadini, sono stati gli unici ad essere presenti nella partita.”
Ora la Dinamica Mantova, una squadra che per ambizioni, roster e momento di forma può essere paragonata alla Segafredo Bologna. Dobbiamo preoccuparci quindi?
“Su una cosa sono abbastanza certo, in casa non vedo pericoli di tipo mentale. All’Alma Arena abbiamo facce diverse, occhi diversi e soprattutto siamo convinti dell’ottimo lavoro che svolgiamo in settimana. Ho quindi la massima fiducia per la sfida di domenica. Non ci resta che recuperare le energie fisiche in questi due giorni che ci dividono dal match, pronti a dare il 110% alla causa, anche perché altrimenti non si batte una corazzata come quella lombarda.”
Raffaele Baldini