A tu per tu con Damiano Cagnazzo, Coach della Termoforgia Jesi.
A Treviso senza Alessandri, contro Piacenza con Maganza ai box. Anche nelle difficoltà, la squadra ha fatto ottime cose: c’è un segreto?
“Non c’è un segreto, ma solo tanto lavoro. I ragazzi si impegnano duramente tutti i giorni per migliorarsi e farsi trovare pronti anche nelle situazioni di emergenza”.
Il ritrovato feeling con il pubblico pesino è il primo vero successo della stagione: sei d’accordo?
“Sono d’accordo. Il pubblico ci sta dando un grande sostegno. Questa è una cosa bellissima, e una responsabilità ulteriore per continuare a far bene”.
Ci sono ancora margini di crescita per questa Aurora?
“Sì, ce ne sono. Siamo arrivati a questo livello con la consapevolezza di voler crescere e faremmo un errore imperdonabile se ci fermassimo ora. Con Treviso ad esempio, abbiamo perso troppi palloni, mentre con Piacenza abbiamo avuto un approccio troppo soft alla partita, a dimostrazione che ci sono ancora delle cosa da sistemare. Nel complesso possiamo trovare più continuità in difesa, e sprecare di meno nei momenti positivi delle partite”.
Quest’anno stai utilizzando diversi cambi di situazioni tattiche, anche durante lo stesso match: dalle zone alle difese allungate, fino alla 1-3-1: vedremo ancora qualcosa di nuovo?
“Abbiamo ancora qualcosa da aggiungere, ma per ovvi motivi non posso specificare. Con l’aumentare delle difficoltà che incontriamo, cerchiamo sempre di adeguarci con armi tattiche diverse, e questo è anche uno stimolo per restare sempre concentrati. Ci tengo a dire che noi allenatori possiamo preparare quello che vogliamo, ma senza la disponibilità dei giocatori non avrebbe molto senso; da questo punto di vista ho un gruppo straordinario”.
Con Piacenza, Dwayne Davis si è finalmente “risparmiato” il fallo tecnico. Stai cercando di migliorare il suo atteggiamento?
“Lavorare con lui è un piacere. È un ragazzo che vuole migliorarsi a 360 gradi, ed è sempre molto attento a tutto ciò che facciamo. La cosa davvero positiva, sta nel fatto che con Piacenza è tornato a giocare con il sorriso”.
Cosa dice un allenatore ad un giocatore come Tim Bowers mentre si diverte a sciorinare basket, come ha fatto domenica scorsa?
“Non servono molte parole. Conosce perfettamente il gioco ed è sempre in controllo della situazione. Comunicargli qualche aggiustamento tattico e dirgli un “bravo, grazie” a fine partita, con lui può bastare”.
La classifica attuale dice che la salvezza è ad un passo, mentre in città inizia a circolare la parola playoff: è giunta anche alle tue orecchie?
“Premesso che io da qui alla fine vorrei vincerle tutte, la realtà ci dice che non siamo ancora salvi; anzi potrebbero non bastare neanche 24 punti. Quindi dobbiamo ancora lavorare, poi una volta raggiunta la salvezza matematica, vedremo quanto sarà il nostro fieno in cascina e ci concentreremo sull’obiettivo successivo”.
Veniamo alla Fortitudo: all’andata degli episodi discutibili vi condannarono alla sconfitta, nonostante una grande prestazione. Questo può pesare psicologicamente sui tuoi giocatori?
“Deve essere uno stimolo per fare ancora meglio, senza farsi prendere dal nervosismo. Dobbiamo pensare esclusivamente a quello che dobbiamo fare noi, senza farci condizionare da altri fattori”.
Che squadra affronterete?
“Una squadra molto forte, completa in tutti i reparti, con fisicità e rotazioni lunghe. In più hanno aggiunto un giocatore come Legion, che può fare la differenza in qualunque momento. Sarà durissima, ma ci proviamo”.
Quale giocatore, americano e italiano, ti ha colpito di più in questo campionato, esclusi ovviamente i tuoi?
“Wayne Blackshear di Forlì, limitato dagli infortuni ma dal talento infinito, e Guido Rosselli della Virtus, una garanzia”.