Fonte: Il Piccolo a cura di Raffaele Baldini
La classica partita testa-coda dove chi comanda e lo fa giocando fra le mura amiche, ha tutto da perdere. L’Alma Trieste affronta la nuova versione di Recanati, creatura forgiata da un mostro sacro delle panchine come il pesarese Giancarlo Sacco, rianimata da spirito battagliero di chi non vuole accettare la sentenza di retrocessione. L’addio ad un terminale decisivo come Reynolds, destinazione Reggio Emilia, poteva mortificare le velleità recanatesi, invece gli innesti di Francesco Infante e Erik Rush hanno dato nuovi equilibri al gruppo.
Nulla da perdere – Un fardello leggero leggero, quello di chi è stato dato per spacciato qualche mese fa e che deve rispondere sui 28 metri di campo in nome dell’etica professionale. L’Ambalt di Recanati ha fatto dell’etichetta negativa uno sprone, è riuscita anche a vincere 3 partite consecutive battendo niente meno che Piacenza, Ravenna e Verona. Considerato poi che sul fronte opposto Trieste si gioca posizioni nobili di classifica, davanti al competente pubblico amico, la bilancia delle responsabilità (quindi peso sulle spalle) grava evidentemente sul gruppo allenato da coach Dalmasson.
Squadra di carattere, anche fuori casa – Penultima in classifica eppure con una sola imbarcata presa in trasferta, in quel di Cividale con la GSA Udine (84-62). Per il resto è palese la capacità di giocare in casa e fuori in modo costante, prova ne siano i successi a Imola e Piacenza. Non solo, nel campionato difficile di Bader e soci vi sono prestazioni degne di nota in quel di Verona (sconfitta di un solo punto), a Ravenna (sconfitta di sei) e Ferrara (sconfitta di due punti); tanti segnali quindi che fanno giurisprudenza, un’avversaria da battere sui quaranta minuti senza alzare il piede dall’acceleratore, dovendo farlo senza probabilmente un “fighter” come capitan Coronica.
Fisicità e corsa – Ci sarà un motivo per cui l’Alma Trieste è seconda in classifica e l’Ambalt Recanati penultima. Il primo sta nella qualità del materiale umano, due roster composti da giocatori sia italiani che stranieri di differente lignaggio. I giuliani hanno poi una dose di atletismo e fisicità superiore, tale per cui il piano di partita possa essere letto come un moto perpetuo difensivo, con transizioni rapide a scatenare la verticalità di Green e Parks.
Non dire gatto finché non ce l’hai nel…Sacco – Attenzione ad una vecchia volpe come Giancarlo Sacco, uno capace di guidare la squadre di Pesaro e Varese a due finali scudetto, vincendo anche una Coppa Italia con la prima. Ne ha viste tante, ne ha pensate ancora di più, il ventaglio di soluzioni tattiche potrebbe imbrigliare un po’ il “sistema” alabardato.