Analisi post Treviglio – game 3 di Raffaele Baldini

Non piace l’ “interrogazione” salva pagella

Pur essendo un degno rappresentante del genere, non ho mai gradito eticamente lo studente indolente che aspetta l’ultima interrogazione, quella disperata e guadagnata con scene pietose nei corridoi della scuola, per salvarsi l’anno in quella materia. Così è stata l’Alma Trieste in quel di Treviglio: 37 minuti abulica, superficiale e fragile, poi 3 minuti d’inferno che salvano la faccia agli occhi del folto stuolo di appassionati, sugli spalti del PalaFacchetti e a casa davanti allo streaming. Meglio quindi per il prosieguo considerare la versione di gara 3 una pallidissima copia di quella precedente, una sconfitta che non sposta di una virgola i valori sulla carta (Trieste favorita ndr.) ma che deve essere presa con la giusta attenzione. Vogliamo essere caustici? Nel compendio delle tre sfide incrociate, la Remer vincerebbe ai punti, pensando ai 35 minuti giocati meglio in gara 1 e ai 37 di ieri. Nessun dramma eh, sia ben chiaro, solo specchiare una realtà prima di cercarsi problemi gratuiti e aspettare l’ “interrogazione” di gara 5.

Si sapeva il finale dopo circa 5 minuti…

Per chi conosce l’ “Alma-world” il de profundis ha scandito il rintocco molto preso. Quando? Semplice, allorchè Javonte Green ha cominciato a lamentarsi con la terna arbitrale per contatti fiscali fischiati (quando era chiaro a tutti che gli arbitri avrebbero anche diretto il traffico pur di dar voce ai fischietti) e il connazionale Parks gravato di due puerili infrazioni in un amen. Secondo il vademecum biancorosso, queste due situazioni sono statisticamente dei titoli di coda anticipati. Da quel momento Green ha fatto lo sciopero bianco difensivo e Parks ha guardato i compagni subire in area pitturata con regolarità. Una precisazione anche rispetto al 6/7 dato dal sottoscritto a Javonte nella pagella sul quotidiano locale: l’interpretazione “accademica” della sua prestazione è un bilanciamento fra attacco e difesa, per come intendo io il gioco è un 5 pieno…

Da cosa ripartire

Si riparte dai rapporti di forza: Trieste giocando male è andata ad un tiro dal supplementare in quel di Treviglio. La squadra di Dalmasson è palesemente più forte ma, con il massimo rispetto per gli avversari, se si concedono 16 punti e momenti di onnipotenza a Marini (molto bravo peraltro) e 17 a Cesana…allora tutto può essere messo in discussione. Si riparte dal fatto che “Bobo” Prandin rappresenta un vero e proprio incubo per Tommaso Marino; il tatuato trevigliese sembrava essere per la prima volta nella serie entrato nel match, fino a che il ricciolo veneto non gli si è attaccato ai pantaloncini. Si riparte dai tifosi biancorossi, giunti in numero cospicuo in terra lombarda; colorati, con tifo incessante e vicini alla squadra, tanto da farla sentire a casa per lunghi tratti. La squadra sta ricevendo ormai da tempo quello che ha seminato, e il rientro alle 4.30 di mattina può rappresentare un problema minore per chi crede nel gruppo allenato da Dalmasson.

Arbitraggio pessimo!

Subito le mani avanti: i fischi al PalaFacchetti non hanno inciso sul risultato finale. Il mio giudizio negativo va nella direzione di trovare INCONCEPIBILE una direzione di gara modello “locomotiva”, fischiando anche i pensieri impuri dei giocatori, in una fase stagionale come quella dei play off che necessita di selvaggia fisicità. Non vi erano nemmeno i presupposti per una fiscalità così esasperata, visto che le prime due rappresentazioni hanno detto di una grande sportività reciproca fra giocatori, addetti ai lavori e tifosi. E i due colpi fortuiti subiti da Bossi e Pecile non possono fare elemento incidente, in quanto non hanno lasciato strascichi. Oppure siamo al difetto di personalità, per cui fischiare è più facile che governare la partita di polso.

Raffaele Baldini (www.cinquealto.com)